Una delle cose che abbiamo scoperto nostro malgrado con la pandemia di Covid-19 è che esistono mercati all'aperto dove migliaia di animali vengono macellati in mezzo alla folla, con scarsa attenzione alle norme igieniche. Il commercio illegale di specie animali, sentiamo ripetere da mesi, è un potenziale serbatoio per le zoonosi (cioè malattie trasmesse dagli animali all'uomo) e, come ormai ben sappiamo, le pandemie.
Non solo quello illegale. È da un anno che si parla di come limitare o bloccare definitivamente il commercio illegale di animali, ma un nuovo studio pubblicato su Trends in Parasitology sostiene che sia sbagliato concentrarsi esclusivamente su chi infrange la legge: anche il commercio legale ha i suoi rischi, e non prenderlo in considerazione quando si parla di pericoli per la salute umana sarebbe sbagliato.
In un comunicato della Oxford Brookes University, diffuso a commento dello studio, l'autore, Vincent Nijman, spiega il motivo che lo ha portato a indagare: «La covid ha focalizzato l'attenzione sulla nascita di nuove malattie infettive e il loro legame con il commercio di animali. Centinaia di milioni di esemplari circolano in tutto il mondo ogni giorno, ed è improbabile che le malattie siano legate solo a quelli che circolano illegalmente: virus e batteri non leggono i documenti».
L'altro rischio. Il suo ragionamento è molto semplice: se è vero che spostare animali da una parte all'altra del mondo è pericoloso perché possono essere portatori di patologie di ogni tipo, pensare che queste si nascondano solo negli animali commerciati illegalmente è non solo sbagliato, ma anche rischioso.
Nijman fa l'esempio degli Stati Uniti, uno dei tre maggiori importatori di fauna selvatica insieme all'Unione Europea e alla Cina. La US Fish and Wildlife Services, l'agenzia che si occupa della fauna selvatica, ispeziona, si legge nello studio, circa 150.000 spedizioni all'anno, delle quali circa 10.000 portano a un qualche tipo di approfondimento.
Solo una piccola parte. I numeri sembrano alti, almeno finché non li si confronta con quelli del commercio "normale": ogni anno entrano legalmente negli Stati Uniti quasi 2 milioni di molluschi, 40 milioni di pesci, un milione di anfibi e un milione di mammiferi. Di questi, solo una piccola parte vengono sottoposti a test al loro arrivo: la maggior parte della fauna selvatica che arriva in America legalmente ogni anno non è controllata. Ecco perché, sostiene Nijman, concentrare l'attenzione (e i test) solo sul commercio illegale è limitante e potenzialmente pericoloso per la nostra salute.