I chicchi di caffè sono prima inumiditi con vapor d’acqua e poi messi a contatto con anidride carbonica (CO2). Si fanno aumentare quindi temperatura e pressione, finché l’anidride carbonica assume caratteristiche intermedie fra un gas e un liquido (tecnicamente, si dice che passa allo stato supercritico). La CO2 ad alta pressione agisce da solvente per la caffeina, estraendola dai chicchi. Il metodo è innocuo per la salute e anche economico. Un caffè decaffeinato deve avere meno dello 0,1% di caffeina, contro l’1,5-2% del caffè prima del trattamento.
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Anche per il tè e... il burro
Metodi simili sono usati anche per decaffeinare il tè e il cacao, che pure contengono caffeina (una tazza di caffè ne contiene 100 milligrammi, una di tè 40 e una di cioccolata 20), ma anche per preparare burro e lardo senza colesterolo e per estrarre l’essenza dai fiori di luppolo, usati nell’industria per aromatizzare la birra.
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