Con l'inizio delle campagne di vaccinazione di massa contro il coronavirus, la fine dell'era covid è per lo meno in vista. Già, ma quanto in là dobbiamo spingere lo sguardo? La Storia insegna che anche con vaccini molto efficaci a disposizione, sbarazzarsi di una pandemia non è una sfida semplice. Soltanto una malattia - il vaiolo - è stata completamente eradicata, ma per vincerla ci sono voluti oltre 200 anni di tentativi di immunizzazione. Altre malattie epidemiche come la polio, il morbillo, il tetano e la tubercolosi, sono tenute a bada da vaccini che continuiamo a somministrare. Come capiremo dunque che tipo di impatto è lecito aspettarci dai primi vaccini anti-covid?
Secondo Richard Horton, direttore della prestigiosa rivista scientifica Lancet, ora che possediamo vaccini efficaci la sfida è prettamente logistica. Per raggiungere un'immunità di gregge a livello mondiale, occorre che circa due terzi della popolazione terrestre (dai quattro ai cinque miliardi di persone) ricevano due dosi di un vaccino anti-covid. Si tratta di una sfida senza precedenti, che probabilmente impiegherà - ragionando in ottica globale - l'intero 2021 e parte del 2022.
Le cose che non sappiamo. Oltre alla questione organizzativa ci sono poi alcune incognite importanti sul tipo di protezione offerta dal vaccino e sull'evoluzione del virus. Nelle sperimentazioni di Fase 3, l'efficacia di un vaccino si misura contando i casi di infezione nel gruppo che è stato realmente vaccinato, ma nel mondo reale occorrono informazioni aggiuntive: i pochi casi di covid che si verificheranno, saranno lievi, moderati o gravi? L'immunità offerta proteggerà soltanto dalle manifestazioni sintomatiche della malattia o anche dal contagio? Le persone già vaccinate potranno comunque contrarre il virus in forma asintomatica e trasmetterlo a chi non ha ancora ricevuto il vaccino? La crescita invernale dei casi a cui stiamo assistendo ci dice che servirà un'efficacia "sterilizzante" (che impedisca cioè anche contagio e trasmissione) per lasciarci definitivamente alle spalle la pandemia.
Coperti per quanto? Come ricorda un articolo su The Conversation, ancora non sappiamo quando duri la protezione immunitaria stimolata dal vaccino: per capirlo occorrerà misurare gli anticorpi nelle persone vaccinate a 3, 6 e 12 mesi dalla seconda dose. Serviranno inoltre dati più precisi sull'efficacia del vaccino nelle popolazioni diverse per età, condizioni di salute e altri fattori demografici, e nel frattempo, bisognerà vigilare sulle capacità di adattamento del virus: sappiamo che il SARS-CoV-2 non è un virus trasformista come altri, ma potrebbe cercare una strada per evadere alla protezione offerta dai vaccini.
Previsioni attendibili. Per avere queste risposte non possiamo aspettare un anno: ci affideremo, come molte altre volte in questa epidemia, ai modelli matematici. Gli stessi strumenti statistici che finora hanno permesso di prevedere con precisione le risalite della curva epidemiologica, gli effetti dei lockdown e la tenuta dei sistemi sanitari, consentiranno di misurare l'impatto sulla pandemia di importanti interventi farmaceutici, come la diffusione dei vaccini anti-covid.
Altre scorte di mascherine. Modelli matematici basati sui primi dati in arrivo da Regno Unito e Stati Uniti, dove le campagne vaccinali sono già iniziate, ci diranno quale sarà la percentuale di vaccinati nelle fasce per le quali è già previsto un vaccino; stabiliranno di quanto si abbasserà l'indice di contagio e quale effetto avranno i vaccini su decessi e casi gravi. Sempre i modelli evidenzieranno le differenze tra un vaccino e l'altro e forniranno risposte sul tipo di protezione offerta. Sulla base di questi dati si capirà se e in che modo allentare le restrizioni o come combinarle con i diversi tipi di vaccini. Fino ad allora, però, bisognerà continuare con le precauzioni che abbiamo a disposizione, che ci hanno portati fino a qui.