Non è vero che non si ha nulla da perdere se si prova una cura alternativa, quando per la propria malattia non ci sono terapie risolutive. Le “cure miracolose” hanno un costo emotivo e spesso anche economico, inducono a interrompere i trattamenti che potrebbero comunque alleviare la sofferenza, ed espongono a rischi, perché può accadere che gli intrugli proposti dai falsi guaritori siano tossici. Per aiutare i malati e i loro familiari a riconoscere chi vuole speculare sulla nostra sofferenza, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha tradotto e messo online l'opuscolo Non ho nulla da perdere a provarlo, realizzato dall'associazione non-profit inglese Sense about science.
Accade anche all'estero. Le vicende legate a terapie che promettono di curare malattie che la medicina ufficiale ancora non risolve non avvengono solo da noi. L'Italia è stata teatro della storia del siero di Bonifacio, del caso della terapia antitumorale Di Bella e, in questi mesi, della vicenda Stamina. Ma infusioni di staminali per curare il morbo di Parkinson (al costo di decine di migliaia di euro e senza nessun risultato) si fanno anche in Messico su pazienti statunitensi, mentre cure alternative basate sulle pratiche più diverse sono proposte in tutto il mondo, senza che ci sia uno straccio di prova a dimostrare che funzionino.
Non farti fregare! La guida resa disponibile dall'Aifa, realizzata assieme alle associazioni dei pazienti, spiega come valutare le dichiarazioni sull'efficacia di terapie non sperimentate, sempre più spesso proposte da siti internet, e indica i passi da seguire scoprire le bufale, ponendosi le domande giuste.