Salute

A cosa serve cospargere i bambini nati con il cesareo con i batteri vaginali della mamma?

La procedura sperimentale sembra ricreare, in questi neonati, un microbioma simile a quello dei bambini nati con parto naturale, esposti ai microbi vaginali della madre.

Tamponare un bambino appena nato con parto cesareo con garze imbevute dei batteri vaginali materni potrebbe avere benefici sul suo microbioma, cioè sul complesso di batteri, funghi, virus ecc ospitati dentro e sopra di noi. È la conclusione di uno studio su una procedura sperimentale, compiuta finora su quattro neonati soltanto, descritta su Nature Medicine.

L'esperimento, condotto da Jose Clemente, immunologo della Mount Sinai School of Medicine in New York, mira a simulare, nei bambini nati mediante intervento chirurgico, l'esposizione batterica che vivono i neonati partoriti naturalmente.

Passaggio mancato. Durante la transizione dall'utero al mondo esterno, i bebè ingeriscono alcuni dei primi batteri che colonizzeranno il loro intestino. Nei figli nati con cesareo, questo passaggio manca. Il loro microbioma è composto di batteri diversi e - forse anche a causa di questo diverso mix - saranno, in età adulta, lievemente più inclini a sviluppare obesità, diabete, asma, allergie alimentari o ai pollini.

Da mamma a neonato. Nessuno studio afferma con certezza che queste ripercussioni immunitarie dipendano dalla composizione del loro microbioma. Tuttavia, Clemente e colleghi hanno voluto sperimentare una semplice idea: poco prima di cesarei programmati, ad alcune donne è stata data una garza sterile ripiegata su se stessa, da inserire per un'ora in vagina. Rimossa prima dell'intervento, a 2 minuti dalla nascita la garza è stata poi tamponata su tutto il corpo del bambino.

Molto simili. Lo studio ha coinvolto un ristretto campione di 18 partorienti, 11 delle quali hanno subito un cesareo. Tra queste, 4 hanno eseguito la procedura. Nel primo mese di vita, i neonati tamponati con la garza hanno mostrato - rispetto ai bambini che non avevano eseguito la procedura - comunità batteriche più simili a quelle dei bambini nati naturalmente (in particolare sulla pelle, nella bocca e nell'intestino). Una nuova, più ampia ricerca su 75 neonati dovrebbe accertare le conseguenze a lungo termine, fino a un anno dalla nascita.

Quali effetti? È presto per dire se la procedura possa garantire benefici a lungo termine. Quel che è certo è che - se eseguita in ambiente ospedaliero e sterile - è semplice, economica e poco invasiva. Un bagno di batteri potrebbe non sembrare il massimo, ma è quello cui lo stesso bambino andrebbe incontro passando per il canale vaginale. Per di più le donne coinvolte sono state testate per escludere la presenza, nel loro microbioma, di batteri pericolosi come lo Streptococco del gruppo B.

No al fai da te. In attesa di certezze, la cautela è d'obbligo. In caso la madre fosse obesa o con diabete, per esempio, l'esposizione ai suoi batteri potrebbe non essere d'aiuto; allo stesso modo, gli esperti sconsigliano di tentare la procedura in modo autonomo, prima che eventuali benefici siano confermati.

3 febbraio 2016 Elisabetta Intini
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