Salute

Combattere la malaria nell'intestino delle zanzare

Potrebbe essere il primo vero progresso da tanti anni nella lotta alla malaria: batteri "armati" contro il plasmodio sembrano ridurre la capacità delle zanzare di infettare l'uomo.

Arginare la malaria direttamente nelle viscere del suo insetto vettore: due nuovi approcci nella lotta all'infezione passano per l'intestino delle zanzare del genere Anopheles.

Due team di ricerca hanno trovato il modo di armare i batteri del tratto digerente degli insetti contro il Plasmodium falciparum, uno dei parassiti protozoi che trasmette la malattia. Il primo ha modificato direttamente i batteri per consegnare proteine killer del plasmodio nell'intestino delle zanzare. L'altro ha scoperto che le zanzare ingegnerizzate per combattere la malaria direttamente nel loro corpo hanno un vantaggio riproduttivo sulle altre.

Stroncati sul nascere. Dopo aver punto una persona infetta, la zanzara femmina del genere Anopheles ospita il plasmodio responsabile nel suo tratto digerente, per poi trasmetterlo a un'altra persona quando punge di nuovo. Marcelo Jacobs-Lorena della Johns Hopkins University di Baltimora ritiene che modificando questi batteri per armarli contro il plasmodio si possa impedire agli insetti di contagiare a loro volta. Finora però risultava difficile far sì che i batteri ogm si trasmettessero alle generazioni successive.

Il migliore veicolo. Finché durante una dissezione di routine, un collega di Jacobs-Lorena non ha trovato l'insperato: un nuovo ceppo del genere di batteri Serratia che adora diffondersi a macchia d'olio. Quando una femmina Anopheles ha ingerito il batterio, questo si è diffuso al suo intestino ed è poi apparso sulla superficie delle sue uova, sulle larve dopo la schiusa e nell'organismo dei maschi con cui questa si è riprodotta. Inserendovi geni anti-plasmodio, i ricercatori sono riusciti a ridurre i parassiti nelle zanzare infette del 93%.

Non senza rischi. Il team si prepara a testare la trasmissione del batterio in condizioni reali, in una gabbia chiusa dello Zambia: tuttavia il microrganismo è molto diffuso anche tra altri insetti, e liberarlo in natura potrebbe generare situazioni poco controllabili. E qui entra in gioco la seconda ricerca.

tagliato su misura. George Dimopoulos, biologo della stessa Università, ha bloccato la diffusione di malaria nelle zanzare anofeli inserendo nel loro DNA un gene che aumenta la produzione della proteina Rel2, capace di bloccare l'infezione nell'intestino dell'insetto. Quel gene "piace": sembra cioè dare alle femmine un vantaggio riproduttivo sulle altre, e aumentare le possibilità di trasmettere la mutazione alle generazioni successive.

Quando le femmine ogm e i maschi non ogm hanno condiviso la stessa gabbia, la mutazione si è diffusa al 90% delle seconde generazioni, e ha continuato la sua corsa per 10 generazioni. Entrambi i lavori sono stati pubblicati su Science.

29 settembre 2017 Elisabetta Intini
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