Per otto giorni, circa 30.000 persone che lo scorso mercoledì si trovavano nel quartiere antico della città di Yumen, nel Nord-ovest della Cina, non hanno potuto lasciare la zona. L'isolamento è stato deciso delle autorità dopo che un uomo di 38 anni è morto di peste bubbonica nell'Ospedale del popolo, situato all'interno dell'area. Una quarantena è stata imposta anche nel villaggio di Chijin, a 25 chilometri da Yumen, dove l'uomo viveva e ha contratto la malattia, probabilmente da una marmotta morta data da mangiare al suo cane. Altre 151 persone, che hanno avuto contatti con il malato, sono state tenute sotto osservazione e non mostrano sintomi.
vivere in quarantena. A Yumen, la misura ha coinvolto sia i residenti sia chi si trovava lì per caso o per lavoro. L'impiegata di una pensione della zona, che vive a 90 chilometri dalla città, ha riferito al South China Morning Post di essere rimasta isolata assieme a tre colleghi e al figlio di uno di loro, e di aver temuto di «restare intrappolata e ammalarsi». La televisione cinese aveva riferito che nella zona interessata c'erano acqua e viveri per un mese circa, mentre uno dei residenti ha raccontato che comunque durante l'isolamento venivano fatte arrivare nella zona chiusa verdura e frutta fresca. In questi otto giorni si è anche proceduto alla disinfezione e alla derattizzazione dell'intera zona.
Le autorità affermano che la misura è stata necessaria per impedire il diffondersi del morbo, che in Cina è classificato come una infezione di “categoria A”, che include le malattie più pericolose e contagiose.
L'epidemia più terribile fu quella del Medioevo, quando la peste nera uccise un terzo della popolazione europea.
mai sconfitta. La peste bubbonica, causata dal batterio Yersinia pestits, è stata protagonista di spaventose epidemie fin dall'antichità. La più terribile fu quella che fra il 1347 e il 1353 colpì l'Europa, uccidendo un terzo della popolazione, che prima contava circa 100 milioni di persone. Il batterio, che si trasmette all'uomo attraverso le pulci dei roditori, non è mai scomparso ed è ancora responsabile di focolai epidemici circoscritti e limitati, in diverse parti del mondo. La malattia ha una mortalità del 60 per cento, che scende tuttavia a meno del 15 per cento se viene iniziata per tempo una terapia antibiotica.