Lo spettro di un nuovo focolaio di covid in Cina ruota ancora una volta attorno ai mercati, non più a Wuhan ma a Pechino, che vantava ormai cinquanta giorni di fila senza più contagi. Un centinaio di nuovi casi di malattia da SARS-CoV-2 sarebbero riconducibili al grande mercato alimentare di Xinfadi a Pechino, il più grande della Cina e dell'Asia intera, dove lavorano circa diecimila persone. Dopo la scoperta dei primi casi giovedì 11 giugno il complesso è stato sigillato, e sono partiti tamponi a tappeto su chiunque l'abbia visitato dal 30 maggio alla chiusura: si parla però di centinaia di migliaia di persone, e l'apprensione per il timore di un nuovo "caso Wuhan" è palpabile tra le autorità sanitarie cinesi.


Déjà vu. Se infatti da una parte è chiaro che dovremo convivere con la COVID-19 fino all'arrivo di un vaccino, il luogo e la città al centro del nuovo focolaio - a Pechino vivono circa 22 milioni di persone - stanno alimentando i timori di una possibile seconda ondata, anche se finora si parla di poche decine di casi. Il mercato di Xinfadi rifornisce di carne, pesce e ortaggi la quasi totalità della città, ma casi "di esportazione" riconducibili a questo focolaio sono stati trovati anche nelle province di Liaoning, Hebei e Sichuan.
Nove distretti su undici a Pechino hanno segnalato nuovi casi, mentre le comunità residenziali attorno al mercato sono state isolate. In decine di comprensori è stato riattivato il lockdown, con la chiusura di scuole e stazioni della metropolitana, e molte città della Cina hanno ricominciato a imporre la quarantena per chi proviene da Pechino. In città sono scattati i controlli anche attorno ad altri mercati locali, e mentre si cerca di inquadrare meglio la portata dei contagi, sono stati sospesi gli eventi sportivi e l'arrivo di turisti nella capitale. Le autorità di Pechino hanno descritto la situazione come "estremamente grave".
Certamente da fuori. O no? L'origine del nuovo focolaio non è chiara - e per certi versi non sorprende che nuovi casi possano emergere in luogo affollato come un mercato. Tuttavia, il governo si è affrettato a dire che il contagio è stato "importato dall'estero", per contrapporre le notizie sulla ricaduta alla retorica della vittoria sul virus e alla fine del contagio interno. Le autorità sanitarie di Pechino hanno detto che le prime analisi genetiche puntano a un virus "di ceppo europeo", mentre alcuni media hanno diffuso la notizia di tracce di coronavirus trovate su un bancone che vendeva salmone importato.
In pochi giorni, i ristoranti della capitale, a cominciare da quelli giapponesi, sono tornati deserti.