Uno studio pubblicato su Cell Reports condotto sui topi ha rilevato un'associazione inaspettata tra dieta e capacità di risposta del sistema immunitario all'influenza stagionale: mentre i roditori che avevano assunto mangime a base di cereali si erano ripresi abbastanza in fretta dalla malattia, quelli che si erano nutriti di cibi ultraprocessati (ovvero elaborati industrialmente) e poveri di alcuni micronutrienti, erano morti nel giro di due settimane. Se confermati, i risultati di questo studio avrebbero importanti implicazioni nell'ambito della ricerca sugli animali da laboratorio, che normalmente vengono nutriti indifferentemente con mangimi ultraprocessati o a base di cereali.
Lo studio ha coinvolto due gruppi di topi, uno alimentato con mangimi ultraprocessati e l'altro con mangimi "semplici" a base di cereali: in condizioni normali, non vi erano differenze nella risposta metabolica dei due gruppi. Ma quando sono stati contagiati dal virus dell'influenza A, qualcosa è cambiato.
Tutti morti. Dopo dieci giorni tutti i roditori alimentati con la dieta semplice hanno iniziato a guarire prendendo peso; al contrario, dopo quattordici giorni tutti i topi alimentati con mangimi ultraprocessati sono morti a causa dell'infezione. Dalle analisi è emerso che questa incredibile differenza nelle reazioni dei due gruppi non era dovuta a una mancata risposta immunitaria dell'organismo al virus, ma piuttosto al fatto che i topi sottoposti a dieta ultraprocessata manifestavano uno scarso appetito e questo, a sua volta, ha impedito loro di tornare a una situazione di "equilibrio autoregolato". Rispetto a quelli che consumavano una dieta semplice, infatti, i roditori che assumevano cibi elaborati mangiavano meno durante i primi nove giorni di infezione, avevano una temperatura interna molto più bassa dopo una settimana e mostravano un ridotto assorbimento del glucosio al nono giorno.
Il ruolo dell'interferone gamma. Per capirne di più, gli studiosi hanno guardato al ruolo dell'interferone gamma (IFN-γ), una proteina rilasciata dalle cellule infette e già associata all'ipotermia nei topi: analizzando un gruppo di roditori modificati − privi di questa proteina − è emerso che questi riguadagnavano peso e temperatura in modo simile a quelli che mangiavano cibo non elaborato, pur nutrendosi di mangimi ultraprocessati. Questo significa che l'IFN-γ influisce nel risultato scatenato dalla dieta ultraprocessata, ma i dettagli di questa mediazione sono ancora sconosciuti.
Alcuni dubbi. Non tutti gli esperti sono però convinti che la dieta ultraprocessata sia la vera colpevole della morte dei topi: «Questi risultati non dimostrano che i mangimi ultraprocessati siano i responsabili degli effetti avversi riscontrati nei topi», sottolinea Philip Calder, immunologo nutrizionista che non ha partecipato alla ricerca. Molti dei micronutrienti presenti in minori quantità in questo tipo di mangimi, spiega, sono vitali per il sistema immunitario, e dunque la loro assenza potrebbe essere una spiegazione alternativa alla mancata risposta dell'organismo dei topi.
Lo stesso Carl Feng, uno degli autori della ricerca, riconosce che al momento le differenze tra i due gruppi di roditori non possono essere ricondotte con certezza al tipo di dieta. L'esperto sottolinea inoltre che questi risultati non sono automaticamente validi anche per gli umani ma, come ricorda l'immunologo di Yale Ruslan Medzhitov, «questo studio conferma che la dieta ha un importante impatto sul sistema immunitario».