Una procedura all'avanguardia per ridurre i rischi degli interventi chirurgici al pancreas e, allo stesso tempo, migliorare la qualità della vita post operatoria dei pazienti, facilitando la gestione del diabete, è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori del San Raffaele Diabetes Research Institute e di chirurghi del Pancreas Center dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Lo studio è stato pubblicato su Annals of Surgery.
La ricerca dimostra che è possibile ridurre le varie complicanze di alcuni interventi pancreatici particolarmente complessi associando, all'asportazione totale del pancreas, l'autotrapianto di isole pancreatiche del paziente; in tal modo, è possibile conservare - almeno in parte - la produzione di ormoni pancreatici, insulina e glucagone necessari per regolare il controllo della glicemia dopo l'intervento.
Tutto questo come alternativa all'intervento standard di duodenocefalopancreasectomia (asportazione della testa del pancreas, del duodeno e della via biliare terminale) che è, infatti, uno degli interventi a maggior rischio di complicanze di tutta la chirurgia addominale: la più frequente è la fistola pancreatica, cioè la fuoriuscita di succhi pancreatici che può danneggiare i tessuti circostanti, causando infezioni ed emorragie.
Gestire il diabete. Spiega Gianpaolo Balzano, chirurgo del Pancreas Center dell'IRCCS Ospedale San Raffaele: «Quando il pancreas è molto fragile, il chirurgo è consapevole che dopo l'intervento si svilupperà una fistola pancreatica, tuttavia non asporta completamente il pancreas poiché teme le conseguenze metaboliche che ne deriveranno. Questo studio dimostra, per la prima volta, che grazie alle nuove terapie di trapianto cellulare, c'è un'alternativa, e che l'autotrapianto di isole pancreatiche permette di ricorrere alla pancreasectomia totale con meno timori di peggiorare la qualità di vita del paziente».
I risultati dello studio hanno infatti confermato che la pancreasectomia totale con l'autotrapianto di isole ha permesso di preservare, almeno in parte, la produzione di ormoni pancreatici, migliorando il controllo glicemico postoperatorio e facilitando la gestione del diabete conseguente alla pancreasectomia totale.
L'autotrapianto cellulare. Il trapianto delle proprie isole pancreatiche (o autotrapianto) consiste nell'estrarre dal pancreas asportato il tessuto endocrino e nella sua infusione nella vena porta, ingegnerizzando così il fegato affinché produca l'insulina senza la necessità di assumere una terapia immunosoppressiva.
«Nel corso degli anni, l'autotrapianto è stato utilizzato quasi esclusivamente in pazienti sottoposti ad asportazione del pancreas a causa di pancreatite cronica, quando non è possibile trattarla con procedure mediche e chirurgiche standard.
Lo studio appena pubblicato, dimostra come si possa ampliare l'utilizzo del trapianto di isole, in sicurezza, anche in presenza di altre patologie quali per esempio il tumore del pancreas», aggiunge Alessandro Zerbi, responsabile Chirurgia Pancreatica dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas.
Conclude Lorenzo Piemonti, direttore del San Raffaele Diabetes Research Institute dell'IRCCS Ospedale San Raffaele. «Lo studio ci ha permesso di dimostrare che possiamo offrire nuove soluzioni, sicure ed efficaci, a pazienti che si presentano con caratteristiche e rischi chirurgici diversi. Di fatto è un esempio di medicina di precisione con l'utilizzo di una terapia cellulare personalizzata finalizzata a ottenere il risultato migliore per il singolo paziente».