Un decalogo per sapere come utilizzare correttamente i farmaci e cosa chiedere al vostro medico.
di Amelia Beltramini
Dal 2005 al 2006 le dosi di farmaci prescritte in Italia sono aumentate del 7,2%.
È una tendenza che continua da anni, eppure gli italiani sono sempre più sani e la popolazione cala continuamente. Aumenta il consumo dei farmaci e di conseguenza aumentano le reazioni avverse, dette anche effetti collaterali dei farmaci. Molti dei quali non vengono identificati neppure dal paziente. Quante? Non ci sono molti studi in proposito. Uno, durato sei mesi e condotto nel 1986 negli Usa dalla Pharmaceutical Manufacturers association ha dimostrato che ogni anno, soprattutto negli anziani (maggiori consumatori di farmaci ma anche quelli che hanno maggiori difficoltà a metabolizzarli), si verificano circa 9,6 milioni di reazioni avverse. E che circa il 37% di queste non sono neppure segnalate al medico perchè i pazienti non si rendono contro che sono conseguenze delle “terapie” che stanno assumendo. Tradotto 1 paziente anziano su 4 ha un effetto collaterale di farmaci in 6 mesi di terapie. Ci sono farmaci che causano depressione, altri insonnia, altri forme simili al Parkinson, sensazione di stordimento, cadute con relative fratture di femore, incidenti automobilistici, disfunzioni sessuali, perdita di appetito, nausea e vomito, stipsi o diarrea e via elencando. Insomma, prendere farmaci è una attività a rischio e il gioco deve valere la candela. Come avere dalle terapie il massimo dei vantaggio riducendo al minimo gli svantaggi. Qui una sorta di decalogo.
1. Diffidare.
«Nella maggioranza dei casi l’aumento del consumo di farmaci rappresenta una induzione di malattia e non è giustificato da un aumento della patologia» dice Silvio Garattini, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. «I farmaci che aumentano sono quelli che hanno indicazioni piuttosto vaghe: I gastroprotettori che si danno per tutto, I farmaci come le statine che non sono sempre somministrate in modo corretto. L’aumento quindi è spiegabile con una forte pressione sui medici da parte delle aziende farmaceutiche perchè prescrivano». I farmaci dei quali non c’è bisogno sono, secondo Garattini, gli integratori alimentari, gli epatoprotettori, I farmaci che promettono di far perdere peso o di bruciare le calorie, quelli che dovrebbero aumentare l’immunità detti anche immunomodulanti, I ricostituenti, I farmaci per la memoria, gli anti-ossidanti o anti-radicali liberi, gli anti-vecchiaia: per tutti questi farmaci non c’è alcuna evidenza di efficacia scientificamente valutabile».
2. Cambiare atteggiamento quando si va dal medico.
«I farmaci non sono sempre e solo portatori di benefici. Ma anche di rischio. È molto importante che il paziente lo sappia e non spinga il medico a prescrivere qualcosa» continua Garattini.«Oggi chi va dal medico e non riceve un trattamento si sente un po’ defraudato. Dovrebbe invece avere un atteggiamento conservativo e chiedesse al medico “ma devo proprio prendere questo farmaco?” Insomma, far sentire al medico che non c’è la richiesta di farmaci ad ogni costo. E quando un medico dice che per quella malattia non c’è farmaco, bisogna credergli e non insistere».
3. Fare domande.
Bisogna superare la difficoltà del camice bianco e fare domande. I medici tendono a parlare in medichese, ma è diritto di ogni paziente capire che farmaco il medico gli consiglia di prendere, perchè, quanto deve prenderne, quando, se quel farmaco interagisce con gli altri farmaci che si stanno assumendo, con altri integratori alimentari: quando si va alla visita meglio portare con sé l’elenco dei farmaci che si assumono, con le dosi e chi e perché li ha prescritti. Chiedere inoltre al medico quali sono gli effetti collaterali di quel farmaco, se il gioco (il bilancio rischio-beneficio) nel proprio caso è favorevole e ....vale la candela perché ci si aspetta più vantaggi che rischi; se quei farmaci interagiscono con alcuni cibi che saranno da eliminare dalla dieta; se assumendoli è controindicata la guida o altre attività che richiedono attenzione; quando smettere e soprattutto se quel farmaco è essenziale, necessario, non si può proprio fare a meno di prenderlo.
4. Preferire ai farmaci i cambiamenti di stile di vita che spesso danno gli stessi risultati se non migliori rispetto ai farmaci.
Ridurre il colesterolo con una statina, o la glicemia con un anti-diabetico, prendere un ansiolitico per un’ansia cronica, o un antidepressivo per la depressione, un lassativo per una stipsi cronica sono terapie sintomatiche, cioè non guariscono, si limitano a ridurre i sintomi. In molti casi la terapia dà dipendenza (antidepressivo, ansiolitico, sonnifero), cioè si rischia di non poterne più fare a meno o di doverne addirittura aumentare la dose. Quando si deve assumere un farmaco per molto tempo, tutto il resto della vita, aumentano I rischi. In molti casi si potrebbero ottenere gli stessi risultati con cambiamento dello stile di vita o di comportamento, come mangiando in modo diverso, o facendo moto, o smettendo di fumare. È vero, costa un po’ di fatica, ma i risultati sono più duraturi e ne trae beneficio tutto l’organismo. La riduzione degli alimenti di orgine animale per esempio riduce il rischio di infarto, ictus, Alzheimer, cancro e via elencando.
5. Chiedere al medico se ci sono altre possibilità terapeutiche.
Per esempio invece di un antidepressivo o di un ansiolitico è meglio preferire la psicoterapia comportamentale: con 10-20 sedute insegna al paziente come gestire ansia, crisi di panico, fobie e depressioni con meno rischi e meno ricadute dei farmaci.
6. In molti casi basta aspettare e la malattia passa da sola, comunque, con o senza farmaci.
Raffreddore, influenza, mal di testa, mal di schiena: gli analgesici, anche quelli apparentemente inoffensivi come l’aspirina, possono causare gastriti e ulcere, e l’uso eccessivo può dare gravi danni ai reni (gli analgesici, anche quelli da banco, sono responsabili del 2-5% delle insufficienze renali acute e gli antibiotici del 25%). Ogni volta che li si assume bisogna chiedersi se il dolore è tanto forte da richiedere quella terapia. Ricordando che anche in caso di infezione il corpo sa molto spesso come difendersi da solo.
7. Non lasciarsi abbindolare dall’informazione dei mass media.
Spesso è il risultato di conferenze stampa organizzate in località amene dalle aziende farmaceutiche per fare marketing di un farmaco. Tendono a enfatizzare il numero di malati che soffrono di quella patologia, vantare progressi spesso inesistenti nelle terapie, e gli stessi “professori” che, intervistati, parlano bene del farmaco in questione senza parlare degli ineliminabilil rischi connessi con la terapia, sono spesso pagati dall’azienda farmaceutica che lo produce.
8. Attenzione soprattutto ai bambini e alla gravidanza.
La stragrande maggioranza dei farmaci che vengono somministrati in queste fasi della vita sono stati sperimentati solo negli adulti. I bambini non sono una versione ridotta di un adulto, hanno un metabolismo completamente diverso. E nelle donne gravide farmaci apparentemente innocui possono causare malformazioni e danni allo sviluppo cerebrale del feto. Meglio verificare sempre con il proprio ginecologo e comunque ridurre la terapia all’indispensabile.
9. Non fidarsi dei consigli delle associazioni dei pazienti.
Molte sono emanazioni delle aziende farmaceutiche. Ma neppure del farmacista: troppo spesso è solo un commerciante che deve far quadrare i conti. Fino a poco tempo fa cisi poteva fidare dei farmacisti delle farmacie comunali: erano dipendenti a stipendio. Oggi la proprietà delle farmacie è all’80% da un’azienda che è arrivata a mettere in palio oggetti elettronici fra i farmacisti che avrebbero venduto più clisteri. Insomma, meglio usare la propria testa e cercare di informarsi più possible.
10. Preferite i farmaci più vecchi, sono quelli più collaudati e quindi più sicuri.
L’ultimo uscito è anche il farmaco meno sperimentato, che ancora deve dimostrare gli effetti negativi: Vioxx, Celebrex e ora il Bextra ed altri farmaci ritirati dal mercato erano gli ultimi aggiunti alla serie degli antiinfiammatori, e anche I più costosi. Siete sicuri di voler fare voi da cavie?