Il ministero della Difesa degli Stati Uniti ha ufficialmente negato l’esistenza di una “Sindrome della guerra del Golfo”. È un fatto però che un numero insolitamente alto di soldati (dai 5 mila agli 80 mila secondo le stime) che avevano preso parte alla guerra contro l’Iraq (1990-91) ha accusato al ritorno una serie di sintomi di origine soprattutto neurologica, più o meno persistenti e invalidanti.
Una malattia "misteriosa". I sintomi sono così diversi da caso a caso da non costituire in senso stretto una sindrome. C’è però il sospetto che l’esposizione contemporanea dei militari americani a un gran numero di sostanze abbia potuto effettivamente procurare danni al sistema nervoso centrale.
I soldati vennero infatti vaccinati contro parecchie malattie, indotti ad assumere antidoti per sopravvivere a un attacco a base di armi chimiche e biologiche, e a cospargersi il corpo e le divise con dosi massicce di potenti pesticidi. In aggiunta i loro accampamenti vennero cosparsi più volte con altre dosi di pesticidi.
Cavie inconsapevoli? Con l’esclusione della sostanza usata come antidoto al gas nervino, che era sperimentale, tutti gli agenti chimici e biologici usati erano ben documentati e considerati privi di effetti collaterali. Non si sa però quale possa essere la risposta dell’organismo esposto contemporaneamente a tutte queste sostanze.