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Salute

Che cosa c’è nelle caccole?

La domanda che quasi tutti i bambini si fanno. E a cui molti genitori e fratelli o sorelle maggiori non sempre sanno rispondere.

La caccola è il muco nasale, più o meno disidratato, che fuoriesce dalle narici. Secreto dalle ghiandole mucipare, presenti nelle cavità del naso, il muco è composto principalmente da mucina (una proteina) e acqua, ma può contenere enzimi antisettici (come il lisozima, che danneggia le cellule batteriche), anticorpi e lipidi.

La funzione principale del muco, oltre a tenere umida la cavità nasale, è proteggerla dalla polvere e dai batteri che potrebbero entrarvi. Essendo molto viscoso intrappola infatti gli agenti esterni evitando che vengano inalati. Normalmente il muco finisce in gola e nello stomaco, ma se si secca nel naso...

Mangiare le caccole fa male? Proprio per questa ragione, le caccole non fanno male, se ingerite. Anzi. Lo pneumologo austriaco Friedrich Bischinger sostiene che siano salutari.

In base a una sua ricerca, menzionata anche nella rivista scientifica inglese New Scientist, ingerire le "caccole" del naso stimola le difese naturali dell'organismo. Il muco è infatti un ricettacolo di microrganismi: la sua funzione è proprio quella di intrappolare batteri, funghi, virus e polveri, impedendo il loro accesso alle vie respiratorie.

I capperi fanno bene all'intestino. Le caccole, una volta arrivate nell'intestino, attiverebbero l'azione protettiva degli anticorpi, rafforzando il sistema immunitario e quindi l'organismo.

Un consiglio: prima di fare indigestione dei propri “prodotti nasali” è meglio attendere ulteriori conferme dalla comunità scientifica!

QUANTE VOLTE, FIGLIOLO? Gli scienziati dicono che il 96,5% delle persone si mette le dita nel naso, in media 4 volte al giorno (alcune statistiche affermano che sia il 98% della popolazione mondiale).

Si tratta di una pratica di normale igiene che diventa patologica quando la sua frequenza aumenta ossessivamente. Il 7,6% della popolazione supera infatti i 20 interventi di "pulizia manuale": questa malattia ha un nome, rinotillexomania. Si tratta di una patologia compulsiva e autolesionistica risolvibile con l'aiuto di un bravo psicoterapeuta.

Perché ci mettiamo le dita nel naso? Una ricerca realizzata dall'Istituto nazionale di igiene mentale e neuroscienze di Bangalore, in India, ha indagato le motivazione di questa pratica assai comune. Lo studio, che è valso il "prestigioso" IgNobel ai suoi autori, ha chiarito che la maggior parte di noi si mette le dita nel naso per pulirlo ed eliminare il prurito. Per un 12% del campione, però, è solo puro piacere: è un antistress, un po' come grattarsi altre parti del corpo.

In più, è un atto liberatorio, perché sfida un tabù sociale, come infilarsi le dita nelle orecchie.

La maggior parte dei gesti considerati ultraprivati, infatti, riguarda gli orifizi: bocca, orecchie, narici, organi sessuali. In pubblico non si può urinare, defecare, fare l'amore, mettersi le dita nel naso o nelle orecchie, ma neppure divorare smodatamente il cibo.

Gli orifizi sono i luoghi di comunicazione col mondo esterno, ed è proprio qui che è necessario il maggior controllo, spiegano gli antropologi. Si tratta delle stesse aree del corpo del neonato di cui la mamma si prende maggiormente cura e che, da adulti, diventano zone tabù, alle quali si concede accesso soltanto ai partner più intimi.

11 aprile 2020
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