Salute

Se te l'aspetti, senti anche una voce che non c'è

Non è difficile indurre chiunque ad avere un'allucinazione uditiva: un nuovo studio fa luce su come il nostro cervello può generare percezioni inesistenti.

Chi soffre di schizofrenia e altri disturbi mentali spesso “sente le voci”, ma questa stessa esperienza capita anche a chi non ha alcuna patologia: ancora oggi non si sa esattamente che cosa siano e come si generino le allucinazioni. Un nuovo studio ha però contribuito a fare un po’ di chiarezza, grazie a un esperimento in cui alcune persone, sane e malate, sono state indotte a sentire voci che in realtà non c’erano.

Ancora misteriose. In genere, si ritiene che le allucinazioni siano qualcosa di raro, ma secondo studi recenti più di un terzo delle persone riporta di avere provato un'esperienza del genere almeno una volta nella vita, tenuto conto di ciò che viene considerato "allucinazione": non è infatti solo vedere una scena o sentire una voce che in realtà non esiste, ma anche sentire prudere la testa se si parla di pidocchi...

Una delle teorie più condivise è che insorgano quando c'è uno squilibrio tra le aspettative e le informazioni che arrivano dai sensi: in pratica, vediamo o sentiamo quello che siamo preparati a vedere o sentire, e non quello che i sensi ci dicono. Diversi studi recenti, come questo riportato da Focus, propendono per questa spiegazione.

Vedere luci, sentire suoni. Per mettere alla prova questa ipotesi un gruppo di ricercatori dell’Università di Yale ha sfruttato un test messo a punto alla fine dell’Ottocento per indurre le allucinazioni, studiando poi quel che accadeva nel cervello dei partecipanti con la risonanza magnetica funzionale.

Il test consiste nel presentare contemporaneamente e per un certo numero di volte una luce e un suono. Successivamente, scegliendo a caso, viene presentata la luce soltanto, con un suono appena udibile, oppure senza nessun suono: il risultato è che spesso le persone hanno la sensazione di sentire anche il suono. È un caso tipico di condizionamento alla Pavlov.

Al test sono stati sottoposti quattro gruppi di persone: individui che dichiaravano di sentire le voci, sia con una diagnosi di schizofrenia sia normali, e individui che non hanno mai avuto questo genere di allucinazioni uditive, sia affetti da un disturbo mentale sia sani. A ognuno è stato anche chiesto quanto fosse sicuro di avere o meno sentito il suono.

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Per approfondire: Massimo Polidoro racconta le trappole del cervello. © Ada Summer/Corbis

Il risultato è stato che in tutti i gruppi, senza distinzioni, c’è stata una percentuale di persone che hanno dichiarato di aver sentito il suono anche quando non c’era. Ma l’effetto è stato molto più pronunciato tra chi già in precedenza aveva detto di sentire le voci, sia che fosse affetto da un disturbo sia che fosse normale.

Conta l'attesa. Combinando le immagini dell’attivazione delle varie aree del cervello alla risonanza magnetica e le risposte dei soggetti, i ricercatori hanno poi visto che chi già sentiva le voci aveva una forte convinzione che la luce e il suono fossero associati, e che questa credenza era strettamente associata all'insorgere dell’allucinazione, in accordo con la teoria di partenza.

Un’altra osservazione è stata che le persone con una diagnosi di psicosi, che sentissero o no le voci, erano meno in grado degli altri di accorgersi quando il “trucco” diventava più frequente. La misura di questa capacità (o meno) di distinguere il cambiamento potrebbe essere usata, secondo gli autori, come un indizio per la diagnosi di patologie psichiatriche.

13 agosto 2017 Chiara Palmerini
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