Salute

Le cellule immunitarie "natural killer" aiutano a nutrire il feto

I linfociti specializzati nel neutralizzare patogeni svolgono anche il ruolo di "balie" nelle prime fasi della gravidanza: nutrono il nascituro e si assicurano che la sua crescita proceda per il meglio.

Le cellule natural killer, le più aggressive del sistema immunitario, incaricate di individuare e neutralizzare cellule cancerose o infette da patogeni, hanno anche un lato "gentile": aiutano a nutrire il feto nelle prime settimane di gestazione, sostenendolo con la produzione di specifici fattori di crescita.

La scoperta - per certi versi sorprendente - è stata compiuta da Zhigang Tian, immunologo dell'Università delle Scienze e della Tecnologia di Hefei (Cina) sui topi, ma il medesimo meccanismo dovrebbe essere presente anche nell'uomo.

Indispensabili. Tian ha ribattezzato queste cellule natural killer uterine, perché presenti soltanto nell'utero, e soltanto nelle prime fasi della gravidanza, e ha scoperto che producono grandi quantità di due proteine, entrambi vitali per la crescita del feto.

La prima è la pleiotropina, che incoraggia lo sviluppo di vasi sanguigni, ossa, cartilagini e fibre nervose. L'altra è la osteoglicina, che concorre allo sviluppo del cuore e alla crescita corretta di pelle e occhi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Immunity.

Le natural killer uterine erano presenti in minori quantità nelle donne che avevano vissuto ripetuti aborti spontanei, e in alte quantità in quelle che avevano portato a termine gravidanze con successo.

I topi geneticamente modificati per non produrne hanno generato feti grandi la metà del normale, mentre aggiunte di natural killer uterine in femmine di topo già gravide hanno contribuito a feti più grossi. Nelle femmine di roditore più anziane, i livelli di queste cellule sono risultati bassi, un fattore che potrebbe contribuire alle difficoltà a rimanere incinte in età avanzata.

azione protettiva. Durante la nostra storia evolutiva, le cellule del corpo umano hanno dato prova di grande flessibilità e multitasking; tuttavia, questa sfumatura delle natural killer non era ancora nota, e potrebbe avere applicazioni terapeutiche.

La speranza è che in futuro, infusioni di queste cellule (iniettate nel sangue o trasferite per via vaginale) possano aiutare le donne che hanno sofferto di aborti spontanei o che tendono ad avere feti sottopeso.

24 dicembre 2017 Elisabetta Intini
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