Salute

Le cellule di grasso amano la luce solare

La luce naturale attiva negli strati profondi di grasso meccanismi utili per la salute metabolica: reazioni ostacolate dal troppo tempo al chiuso.

Nascoste sotto strati di pelle e di vestiti, le cellule di grasso avvertono la luce solare, e se non ne ricevono abbastanza alterano le loro più preziose funzioni. Lo hanno scoperto alcuni scienziati statunitensi mentre studiavano i meccanismi di regolazione della temperatura corporea nei topi. L'esposizione alla luce naturale permette a due tipi di cellule adipose (adipociti) di lavorare a braccetto per produrre i mattoni di base che forniscono energia e calore a tutte le cellule del corpo. Se questa luce è insufficiente, il processo si inceppa - una battuta d'arresto che potrebbe favorire l'insorgere di malattie del metabolismo.

Fonte di salute. Il corpo umano si è evoluto per funzionare alla luce solare, radiazione che, vivendo chiusi in case e uffici, evitiamo per la maggior parte del giorno. I fotoni oltrepassano strati di abiti, peli e pelle: e raggiunti gli adipociti - rivela lo studio, pubblicato su Cell Reports - ne influenzano il funzionamento. L'idea della penetrazione della luce nei tessuti adiposi è innovativa e si basa sulla scoperta che le opsine (un gruppo di proteine sensibili alla luce) sono state trovate su una varietà inaspettata di tessuti.

ingrediente indispensabile. Gli scienziati del Cincinnati Children's Hospital Medical Center hanno osservato la risposta dei topi a temperature invernali (4 °C) in una serie di condizioni. Proprio come gli uomini infreddoliti, i roditori tremano e bruciano riserve di grasso per generare calore.

Lo studio ha mostrato che questo processo è ostacolato dall'assenza di un gene per le opsine chiamato OPN3. Nei topi in cui il gene era presente, l'esposizione a una componente dello spettro luminoso abbondante nella luce solare ha attivato un meccanismo energetico virtuoso: in presenza di luce, il gene OPN3 ha fatto sì che gli "adipociti tipo bianco" (una delle due varietà di cellule di grasso) rilasciassero acidi grassi nel sangue, sostanze che molti altri tipi di cellule usano come fonte di energia. A questo punto, gli "adipociti tipo bruno" (il secondo tipo di tessuto adiposo) hanno bruciato gli acidi grassi per produrre calore e riscaldare i topi infreddoliti.

Come intuibile, in mancanza del gene OPN3 questo processo non è potuto avvenire. Ma la sorpresa è stata che anche i topi provvisti del gene non riuscivano a riscaldarsi, se non avevano prima ricevuto la giusta esposizione alla luce solare. Come se non ci fossero acidi grassi da bruciare.

Le ripercussioni sulla salute. La luce solare è dunque fondamentale per un corretto metabolismo energetico.

Occorrerà appurare che lo stesso processo osservato nei topi avvenga anche nell'uomo, ma se fosse così, la scoperta avrebbe importanti conseguenze per la nostra salute: «Lo stile di vita moderno ci sottopone a spettri luminosi innaturali, all'esposizione alla luce di notte, a lavori su turni, al jet lag e tutto questo sfocia in disturbi metabolici» spiega Richard Lang, tra gli autori. Malattie come il diabete o l'obesità potrebbero essere in parte legate anche all'insufficiente stimolazione del percorso luce-OPN3-adipociti qui spiegato.

10 febbraio 2020 Elisabetta Intini
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