I misteriosi casi di epatite acuta nei bambini documentati nella prima metà del 2022 sarebbero causati da una coinfezione, l'infezione simultanea di due tipi di virus. Due nuovi studi indipendenti sono giunti alla medesima conclusione: all'origine delle finora inspiegabili epatiti in bambini precedentemente sani ci sarebbe l'aggressione concomitante da parte di due virus comuni, un adenovirus (o in alternativa, più raramente, un herpes virus umano) insieme a un virus adeno-associato AAV2, un patogeno che di norma non causa sintomi e che ha bisogno di un altro virus per replicarsi.
Epidemia minore. L'epatite è un'infiammazione che interessa il fegato e che dipende in genere da un'infezione virale (ma sono possibili anche altre cause, come per esempio l'assunzione di determinati farmaci, di sostanze tossiche o di alimenti velenosi). Nei bambini, l'epatite fulminante è possibile ma molto rara.
Per questo aveva suscitato perplessità il presunto aumento di casi di epatiti gravi in bambini solitamente sani, senza fattori di rischio, negativi ai virus che causano le forme più comuni di questa malattia. Dallo scorso ottobre a oggi, si sono verificati nel mondo 1.010 probabili casi in neonati, bambini e ragazzi da 0 a 16 anni, 46 dei quali hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato. Per 22 piccoli pazienti l'infezione è risultata letale.
Stessi risultati. Già in precedenza, gli adenovirus (e soprattutto quelli del sottotipo 41, responsabili di solito di un'influenza gastrointestinale) erano stati chiamati in causa quale possibile origine di queste epatiti in età pediatrica. Da soli però non rappresentavano una spiegazione sufficiente: si tratta infatti di virus molto diffusi nei bambini, che di solito portano sintomi lievi e risolvibili in qualche giorno.
Due nuovi studi, condotti rispettivamente dalle Università di Glasgow e da una collaborazione tra Great Ormond Street hospital e University College London, hanno rintracciato alti livelli del virus AAV2 in tutti, o quasi tutti, i piccoli pazienti ricoverati con epatite, e non in quelli sani analizzati come controllo.
Mix pericoloso. Siccome il virus adeno-associato AAV2 non può replicarsi senza l'aiuto di un altro agente virale, si pensa che le epatiti possano essere state innescate dall'infezione simultanea di questo e di un altro virus: probabilmente un adenovirus, anch'esso comune nei bambini colpiti, o (in una percentuale molto più bassa di casi) un virus dell'herpes umano HHV6, quello della "sesta malattia", altra comune infezione pediatrica.
Non è chiaro al momento quale tra i due patogeni sia il diretto responsabile dell'infezione, né quali fattori predispongano un ristretto numero di bambini a un'evoluzione così grave della malattia.
La covid non c'entra (o forse sì). Entrambe le ricerche, al momento in pre-pubblicazione, escludono invece che tra i responsabili delle epatitite ci sia il coronavirus SARS-CoV-2. Due terzi dei bambini aveva anticorpi al virus della covid, ma è la stessa prevalenza che si riscontra in tutto il resto della popolazione pediatrica dopo quasi tre anni di pandemia.
La CoViD-19 potrebbe però aver contribuito all'impennata di casi in modo indiretto, alterando con un virus rivale la circolazione stagionale di entrambi o di uno dei due virus e portandoli a presentarsi nello stesso momento, oltretutto su una popolazione meno "attrezzata" a combatterli perché rimasta a lungo isolata a causa delle restrizioni da covid.
Un aumento reale? Queste coinfezioni, e le epatiti che di rado provocano, erano forse presenti anche in passato, ma le alterazioni alla circolazione virale legate alla pandemia potrebbero aver presentato, tutto d'un tratto, un conto più salato. «La mia sensazione è che sia probabilmente già successo prima d'ora - spiega Emma Thomson, consulente dell'Università di Glasgow e tra gli autori dello studio - ma poiché ci sono stati alcuni cambiamenti nei trend stagionali di questi virus, abbiamo assistito a una piccola collezione di casi tutti in una volta, ed è per questo che li abbiamo rilevati».