Milano, 9 dic. (AdnKronos Salute) - Allergie, la trasparenza non è ancora servita. Mentre si avvicina a grandi passi il 13 dicembre, giorno in cui scatterà l'obbligo per la ristorazione italiana di informare i propri clienti, fra cui si nascondono milioni di allergici, con una 'black-list' degli allergeni eventualmente presenti nel piatto, non è ancora chiaro come andrà a finire. Sul destino della 'declinazione italiana' del regolamento Ue n. 1169 del 2011 sulle etichettature degli alimenti, il braccio di ferro a distanza fra le associazioni che rappresentano gli allergici e quelle che difendono gli interessi degli esercenti è in corso. Ed è tempo delle ultime 'arringhe'.
Da un lato la lettera indirizzata da Federasma e allergie onlus al premier Matteo Renzi e ai ministri alla Salute Beatrice Lorenzin e allo Sviluppo economico Federica Guidi perché "non accolgano la richiesta di Fipe Confcommercio di prorogare l'entrata in vigore della normativa e di stabilire che gli esercenti possano comunicare a voce e non per iscritto la presenza di allergeni". Dall'altro lato 110 mila ristoranti e pizzerie con il fiato sospeso in attesa del verdetto finale sui chiarimenti richiesti: "Entro il 13 dicembre è in programma un altro tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico", quello decisivo, fanno sapere dalla Fipe. In mezzo il governo che dovrà dare una risposta a breve.
Anche se, a detta dei tecnici dell'esecutivo, quella della proroga appare una "via poco praticabile", anche perché sono già passati tre anni dall'approvazione del regolamento che entrerà automaticamente in vigore, ormai a giorni. Quanto invece alla possibilità di prevedere anche un canale orale di comunicazione, ma che sia verificabile, questa opzione non è preclusa dal regolamento Ue (che consente disposizioni nazionali sui mezzi per fornire indicazioni) e "le valutazioni sono in corso". Anche se sul fronte della Salute la forma scritta viene vista come il mezzo ideale per garantire i cittadini e gli operatori stessi. Indipendentemente dal fatto che la comunicazione sugli allergeni avvenga attraverso un registro, un cartello, lavagne elettroniche, manuali consultabili dai clienti.
La volontà è comunque quella di cominciare a muovere i primi passi per sensibilizzare tutti sul problema allergie e dare una mano a chi ne è affetto "che vive nel terrore", pur comprendendo le difficoltà per gli operatori legate alla traduzione pratica della norma. A Bruxelles si discute di una lista di domande e risposte per affrontare le problematiche aperte dal regolamento 1169, fra cui anche il tema degli allergeni.
Nella lista (aggiornabile) degli allergeni alimentari, cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte e prodotti derivati incluso lattosio, frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci e così via), sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti, lupini e molluschi.
Una via, spiegano sempre i tecnici, potrebbe essere quella di indicare per ogni voce i piatti che contengono o possono contenere l'allergene in questione. Per Monica De Simone, presidente di Federasma e allergie onlus "grazie all'attuazione diretta della norma europea che rende obbligatoria l'indicazione della presenza di allergeni nei cibi anche per la ristorazione collettiva (ristoranti, mense, bar, e così via), le persone con allergie alimentari saranno certamente più protette".
Tanto che l'associazione si dice certa che "le preoccupazioni emerse in questi giorni nel mondo della ristorazione, seppure comprensibili in questa fase di avvio, saranno senz'altro superate", visto che "l'applicazione della normativa contribuirà" a rendere bar e ristoranti "un luogo più sicuro, favorendo così la fruizione dei servizi della ristorazione pubblica per le persone con gravi allergie alimentari". I bambini affetti sono circa il 5% della popolazione pediatrica mentre negli adulti si stima siano l'1-2%, percentuali che gli studi scientifici danno in continuo aumento, ricorda l'associazione.
Federasma e allergie onlus definisce il contenuto del regolamento europeo un "una norma di civiltà che l'Italia accoglierà con favore e che contribuirà a scongiurare il pericolo, sempre molto concreto, di crisi anafilattiche con esiti fatali". L'associazione dà la disponibilità a collaborare con i rappresentanti del mondo della ristorazione. Ma non prescinde sulla modalità scritta per la black-list degli ingredienti pericolosi per gli allergici, "un'opportunità per mostrare trasparenza e serietà" che esalterà "l'ottima qualità della offerta italiana".
No al 'metre degli allergeni', dunque. Mentre gli esercenti, pur dicendosi "consapevoli dell'importanza di dare ai consumatori tutte le informazioni utili a garantirne la sicurezza alimentare", esprimono preoccupazione per i nodi da affrontare in vista dell'imminente entrata in vigore della normativa. "Per un modello di ristorazione come quello italiano che fa della varietà e della non ripetitività dei piatti la propria ricchezza sarebbe improponibile - scrive Fipe Confcommercio in una nota - l'imposizione di gestire solo per iscritto la comunicazione ai clienti sia che si tratti di indicarlo nel menu, in un registro, in un cartello o tramite altro sistema equivalente".
Gli esercenti spingono anche per il canale orale e Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe Confcommercio, fa notare che "altri Stati membri, tra i quali ad esempio Belgio e Paesi Bassi, stanno adottando provvedimenti nazionali, alcuni già notificati alla Commissione, che consentono l'indicazione degli allergeni anche secondo tale modalità". La Fipe ha comunque predisposto una metodologia semplificata di comunicazione degli allergeni dei prodotti somministrati, validata dal ministero della Salute, inserita all'interno del manuale di corrette prassi igieniche (Haccp), e ha predisposto un software di gestione del problema, per un aiuto a ristoratori, baristi, pasticceri, gelatieri e gastronomi.