Da ormai diversi anni si sono accumulati dati clinici a sostegno dell’idea che la cannabis possa essere un rimedio utile nel trattamento di alcune forme di dolore cronico e della spasticità che deriva da malattie o traumi del sistema nervoso. C’è chi ritiene che il suo potenziale si estenda anche a diverse altre malattie, dal morbo di Parkinson all'epilessia fino ad alcuni tumori.
L’interesse medico per la cannabis è nato con l’osservazione di alcuni pazienti che ne facevano uso ricreativo oppure alternativo alla medicina tradizionale. Sulla scia delle prime osservazioni sono stati organizzati studi clinici in piccoli gruppi di pazienti.
Dai dati raccolti, la cannabis sarebbe utile ad alleviare il dolore neuropatico refrattario ad altri farmaci, a migliorare la spasticità che deriva da malattie come la sclerosi multipla, a ridurre la nausea indotta dalla chemioterapia e a migliorare l’appetito dei malati oncologici e di Aids.
La canapa deve le sue proprietà ad alcuni composti che si legano a recettori presenti sulla superficie delle cellule dell’organismo, che a sua volta produce molecole, gli endocannabinoidi, coinvolte in diverse funzioni (appetito, metabolismo, memoria, riproduzione). sicuri. Si pensa di agire sul sistema endocannabinoide, magari anche utilizzando i composti attivi della cannabis come terapia di diverse altre malattie: glaucoma, artrite reumatoide, Parkinson, epilessia.
i RISCHI DELL'ABUSO. Quanto agli effetti collaterali, nell’uso medico sono irrilevanti. Diverso il caso dell’abuso di cannabis. Spiega Maurizio Bifulco, dell’Università di Salerno: «I possibili danni legati all’uso ricreazionale di cannabis sono notevoli nei ragazzi: problemi neurocognitivi, disturbi della memoria, dell’apprendimento e della plasticità neuronale. Per gli adulti invece non sembrano esserci rischi neurocognitivi a lungo termine».
Cannabis terapeutica a casa nostra. In Italia l’uso terapeutico della cannabis è previsto dal 2007, ma nella pratica per i pazienti non è mai stato semplice procurarsi i medicinali, sia per la lunga trafila burocratica necessaria, sia per i costi: i farmaci a base di cannabis devono essere importati dall’estero ed erano, fino a poco tempo fa, interamente a carico del paziente.
Nel 2014 un decreto legge ha semplificato le cose, consentendo ai medici di base di prescriverli, e undici regioni (Toscana, Puglia, Veneto, Liguria, Marche, Friuli- Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria, Basilicata, Emilia-Romagna) hanno introdotto leggi specifiche sui medicinali a base di cannabis, accollando i costi al servizio sanitario regionale per l’uso in alcune patologie.
È in questo contesto più favorevole che si è deciso di partire con una produzione made in Italy e “di Stato” della cannabis medicinale, affidandola all’officina farmaceutica militare di Firenze che abbiamo visitato.
Il racconto della nostra visita si trova sul numero 272 di Focus.
Approfondimenti