Quando si tratta di scovare le infezioni da covid, il fiuto dei cani è più preciso di molti test rapidi, e potrebbe essere sfruttato per individuare i positivi al virus nei luoghi affollati: la nuova conferma di un sospetto che aleggiava nell'aria già da qualche mese arriva da uno studio condotto, tra marzo e aprile 2021, dall'Ecole nationale vétérinaire d'Alfort (Francia) e dall'Unità di ricerca clinica dell'Ospedale Necker-Cochin di Parigi.
L'ascella, prego. Lo studio si basa sul sospetto che molte patologie portino a sviluppare un odore caratteristico: per alcune, come la malattia di Parkinson, le evidenze sono chiare; per altre, come la covid, occorrono maggiori prove. Partendo però da questa idea, il team ha raccolto campioni di odore (batuffoli di cotone tenuti per due minuti sotto le ascelle) da 335 persone tra i 6 e i 76 anni, tutti volontari, che dovevano effettuare un tampone anticovid classico in alcuni laboratori di analisi parigini. Il cotone conservato in recipienti sigillati è stato in un secondo tempo sottoposto all'olfatto di nove cani addestrati, nessuno dei quali è mai entrato in contatto diretto con i volontari. Per non influenzare i risultati, neanche gli addestratori sapevano quali, tra i campioni, fossero di persone che il tampone aveva già identificato come positive.
Molto accurati. I cani - con le loro reazioni agli odori - hanno individuato il 97% delle 109 persone risultate positive ai tamponi nasali tradizionali (tecnica della Reazione a Catena della Polimerasi, PCR), e sono stati molto precisi anche nello scartare i campioni negativi, con percentuali del 91%.
L'attendibilità canina parrebbe, stando allo studio, anche più elevata di quella di molti test rapidi alla covid - come gli antigenici di prima generazione - che sfruttano la metodologia lateral flow (l'utilizzo di anticorpi che facciano da reagenti alle proteine del virus, più quello di nanomateriali usati come sensori per interpretare i risultati). Secondo una recente revisione di 64 studi, questi test rapidi identificano correttamente in media il 72% delle persone contagiate con sintomi e non più del 58% degli asintomatici.
Nuove possibilità. Questo non significa che trasformeremo i cani in laboratori di analisi, sostituendo il loro fiuto ai test più o meno precisi. Piuttosto, potremmo sfruttare le loro capacità per screening anti-covid in luoghi molto affollati (come gli aeroporti, dove sono già talvolta impiegati) o per individuare, tra chi ha sintomi sospetti, le persone che dovrebbero per prime sottoporsi a un tampone a PCR, che resta lo strumento principe per arrivare a una diagnosi.