Il cambiamento climatico e le temperature estreme stanno causando un'ondata di insonnia in tutto il mondo. Provare a dormire quando la temperatura supera i 30°C significa perdere circa 14 minuti di sonno per notte. In media, quindi, 44 ore l'anno. Di più: queste ore non le recupereremo mai, dato che non saremo in grado di adattarci a un Pianeta che brucerà sempre di più. Anzi: la scienza prevede che, entro il 2099, le alte temperature potrebbero rubare fino a 50-58 ore di sonno a persona l'anno. Questi calcoli sono stati fatti da alcuni ricercatori dell'Università di Copenaghen, e il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Cell.
Più caldo, meno sonno, meno salute. Diversi studi hanno precedentemente suggerito che le notti bollenti - e quelle degli ultimi sette anni sono state le più calde mai registrate - peggiorano la qualità del sonno, mettendo a rischio la salute psicofisica e causando, per esempio, prestazioni cognitive e produttività ridotte, malattie cardiovascolari, depressione e obesità. Per la prima volta, però, uno studio ha evidenziato il fenomeno a livello globale, identificando anche chi sono, e dove vivono, le persone più colpite e quindi più a rischio.
Tra il 2015 e il 2017, per circa sei mesi, i ricercatori dell'Università di Copenaghen hanno controllato la durata e la qualità del riposo notturno di 47.000 adulti di 68 Paesi, facendo loro indossare braccialetti per il monitoraggio del sonno. Associando i dati raccolti con i dati meteorologici locali hanno scoperto che nelle notti più calde le persone dormivano meno perché si addormentavano più tardi e si svegliavano prima. Quando poi la temperatura superava i 30°C, riposavano circa 14 minuti in meno a notte, in media circa 44 ore in meno l'anno.
I ricercatori, inoltre, hanno registrato che la carenza di riposo a causa delle alte temperature era del 25% maggiore per le donne rispetto agli uomini e del 50% per gli adulti oltre i 65.
Disuguaglianze globali. In assoluto, a dormire peggio sono risultati gli abitanti dei Paesi a basso reddito, dove difficilmente ci si può rinfrescare con l'aria condizionata. Un punto che gli scienziati hanno così sottolineato: «poiché la perdita di sonno dovuta alle temperature estreme sarà avvertita sempre più in modo non uniforme in tutto il Pianeta, la ricerca futura dovrebbe concentrarsi sulle popolazioni più vulnerabili che vivono nelle regioni più calde, per prevenire e contrastare ulteriori disuguaglianze globali».
Insomma, ora sappiamo che, a livello mondiale, il riscaldamento globale causerà all'uomo anche perdita di sonno e, quindi, altri problemi di salute. Tutto il resto è sotto gli occhi di tutti: i ghiacciai si fondono, i fiumi e i laghi si prosciugano, gli incendi divampano, la siccità mette in ginocchio le coltivazioni favorendo le migrazioni climatiche. Ancora: molte specie animali sono costrette a spostarsi alla ricerca di nuovi habitat e anche le piante, a modo loro, si spostano per sopravvivere. Il monito è sempre lo stesso: la Terra ha sempre più sete e il tempo corre. Eppure, noi stiamo a guardare.