L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), l'ente comunitario che si occupa della valutazione del rischio degli alimenti per il consumo umano e dei mangimi, ha proposto un'importante diminuzione del consumo umano di bisfenolo A (BPA), una sostanza chimica usata in diverse tipologie di contenitori per alimenti e bevande, pericolosa per la salute. Secondo gli esperti dell'ente il livello massimo giornaliero tollerabile di assunzione di BPA andrebbe abbassato di 100.000 volte rispetto alla soglia attuale consentita, fino ad arrivare a non più di 0,04 nanogrammi per chilo di peso corporeo.
Bisfenolo A: dove si trova. Il bisfenolo A viene impiegato per indurire le plastiche in policarbonato, trasparenti e resistenti al calore, usate per contenere gli alimenti (di solito non per le bottiglie dell'acqua, che sono in polietilene tereftalato - PET); si trova inoltre nelle resine usate per rivestire internamente le lattine di cibi in scatola e bevande. Ha la caratteristica di passare in piccole quantità dai recipienti che lo contengono agli alimenti, soprattutto se i contenitori non sono integri o se li si riscalda ad alte temperature.
Gli effetti sulla salute. Il bisfenolo A fa parte della classe degli interferenti endocrini, sostanze che interagiscono in vario modo con il sistema endocrino, l'insieme di ghiandole e cellule che producono ormoni. Alcuni di questi composti imitano l'azione di alcuni ormoni (il bisfenolo A sarebbe in grado di mimare l'azione degli estrogeni, ormoni femminili). Altri interferiscono con la produzione e il controllo degli ormoni o si legano ai loro recettori.
Studi scientifici indicano nel bisfenolo A una sostanza dannosa per il sistema riproduttivo, nervoso e immunitario; inoltre, poiché alcuni tumori hanno una relazione con i sistemi ormonali, esiste il sospetto che questa sostanza, come altri interferenti endocrini, possa avere un ruolo nell'origine di alcuni tipi di cancro, come il tumore mammario. Preoccupano soprattutto gli effetti sullo sviluppo dei bambini e sui feti, il cui organismo non è del tutto in grado di metabolizzare queste sostanze.
I paletti precedenti. A causa del suo elevato uso non è possibile evitare del tutto l'esposizione al BPA. Tuttavia, nel 2015, dopo averlo valutato dannoso per la salute riproduttiva, l'EFSA aveva ridotto la dose giornaliera tollerabile per questa sostanza da 50 a 4 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno. Con il divieto d'uso del BPA nei biberon si riteneva che i livelli possibilmente ingeriti fossero al di sotto della soglia di guardia, anche per la fascia di popolazione più vulnerabile.
Ma vista l'abbondanza di studi, spesso contraddittori, in materia, l'autorità europea aveva lasciato la questione aperta in attesa di maggiori evidenze.
Dannosi anche in piccole dosi. Solitamente i limiti di queste sostanze sono fissati da grandi studi controllati che colleghino in modo diretto e inequivocabile un composto sospetto all'aumento del rischio di sviluppare una patologia. In questo caso invece l'EFSA ha dato "più peso" a una serie di studi accademici su piccola scala che dimostrano che anche basse quantità di bisfenolo A possono causare futuri problemi di salute.
In particolare si fa riferimento a ricerche su animali che sottolineano gli effetti dannosi del BPA sul sistema immunitario, perché legato a un aumento dei linfociti T-helper, globuli bianchi che in quantità troppo elevate scatenano meccanismi infiammatori e autoimmuni. Comparando questi bassi livelli già pericolosi di BPA con quelli cui sono esposti i consumatori, si è deciso di rivedere al ribasso le quantità consentite.
Cocktail pericoloso. La proposta è aperta ai suggerimenti della comunità scientifica fino al 22 febbraio e si punta ad arrivare a un nuovo standard ufficiale per dicembre. Questo limite sarà poi fornito ai legislatori europei per stabilire i limiti legali di BPA consentiti nel packaging. Il problema non riguarda soltanto il bisfenolo A ma tutti gli interferenti endocrini che contaminano il cibo, l'acqua e l'aria (come i PFAS delle padelle o gli ftalati del PVC) e che ci raggiungono contemporaneamente: è infatti raro che l'uomo sia esposto a una sola di queste sostanze per volta.
Nelle donne in gravidanza, questi composti sono trasferiti dalla madre al bambino attraverso la placenta: secondo uno studio pubblicato su Science il mix di distruttori endocrini sarebbe associato a un ritardo nello sviluppo del linguaggio del nascituro.