Milano, 10 mar. (Adnkronos Salute/Labitalia) - In Unione europea la vendita di prodotti di profumeria, per il trucco e per l'igiene personale contraffatti, quali prodotti solari e shampoo, comporta per i legittimi produttori, distributori e rivenditori una perdita di fatturato pari a 4,7 miliardi di euro l'anno. In termini percentuali, nell'Ue a 28 la perdita è pari al 7,8% del totale delle vendite nel settore e il mancato introito si traduce in 50.000 posti di lavoro persi, perché il settore 'legale' vende meno di quanto avrebbe potuto e impiega un minor numero di lavoratori. Lo comunica l'Uami, agenzia dell'Ue incaricata della registrazione dei marchi, disegni e modelli comunitari, che dal 2012 ha avviato l'Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.
I dati sul settore profumeria e cosmesi sono stati analizzati in una nuova relazione pubblicata dall'Ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno dell'Uami. Prima di una serie di studi dedicati alla valutazione dell'impatto economico della contraffazione nell'economia dell'Ue, la relazione ha inoltre concluso che, se si tiene conto anche dell'effetto a catena sui fornitori, il mancato fatturato delle imprese dell'Ue operanti nella legalità ammonta a 9,5 miliardi di euro, che si traducono nella perdita di circa 80.000 posti di lavoro. Inoltre, la contraffazione causa un mancato gettito pari a 1,7 mld dovuto all'evasione delle imposte sul reddito, dell'Iva e dei contributi sociali da parte dei produttori e rivenditori di prodotti contraffatti.
"Questa relazione - ha sottolineato il presidente dell'Uami, António Campinos - è solo la prima di una serie destinata a mettere in luce l'impatto economico negativo della contraffazione e della pirateria sull'economia dell'Ue. La nostra missione è fornire ai responsabili delle politiche dati affidabili, precisi e obiettivi sui quali basare il loro lavoro. Questa relazione, insieme agli altri studi che saranno pubblicati nei prossimi 18 mesi, intende assolvere proprio questa funzione". In Italia, terzo produttore nell'Ue di cosmetici e altri prodotti per l'igiene personale e tra i maggiori consumatori dell'Unione insieme alla Germania e al Regno Unito, la perdita annua del settore in termini di mancate vendite dirette è pari al 7,9% (oltre 624 milioni di euro).