Oggi si sente parlare sempre più spesso di nanoscienza e di nanotecnologia, ma forse pochi di noi sanno fino a che punto siano già entrate nelle nostre case. Eppure, è proprio così: dopo più di vent'anni di ricerca di base e applicata, le nanotecnologie stanno guadagnando l'uso commerciale. A nostra insaputa...
Susanna Trave, 4 aprile 2008
Sembrerebbe che, attualmente, le nanotecnologie siano ancora in uno stadio di sviluppo precoce. Tuttavia, i ritmi di progressione nelle scienze applicate diventano sempre più serrati, e ricerca e sviluppo nel mondo nanotech hanno accelerato vorticosamente. Basti pensare che tra 1997 e 2005, l'investimento dei governi, per il settore, è passato da 432 milioni di dollari a circa 4 miliardi a livello mondiale, e quello dell'industria è stato anche maggiore. Come risultato, oggi molti di noi hanno nelle loro case qualche nanoprodotto.
Dove si nascondono i nanomateriali? Materiali ottenuti con nanotecnologia sono presenti soprattutto nei prodotti elettronici, in quelli cosmetici, automobilistici e medici, ma anche in oggetti "insospettabili" come valigie, sci, racchette da tennis, jeans, rasoi, solari per bambini. Un inventario di nanoprodotti destinati al consumatore già presenti sul mercato è stato pubblicato dal gruppo statunitense The Project on Emerging Nanotechnologies (PEN), nato nell'aprile del 2005 con lo scopo di vigilare affinché, mentre si sviluppano i potenziali benefici di queste nuove tecnologie fossero minimizzati i possibili rischi per il consumatore. In questa lista troviamo oltre 600 prodotti di 320 aziende situate in 20 paesi.
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Che cosa comporta essere "nano"? I nanoprodotti, materiali o dispositivi nei quali c'è almeno un componente con dimensioni inferiori a 100 nanometri (un nanometro corrisponde a un milionesimo di millimetro), hanno subito una manipolazione a livello atomico e molecolare con lo scopo di migliorarne le proprietà chimiche e fisiche e la funzionalità o di renderle del tutto nuove rispetto al materiale di partenza. Questa trasformazione implica anche, per alcuni di essi, il conferimento di particolari attività biologiche molto attraenti dal punto di vista biomedico - come, per esempio, la capacità di rigenerare parti del corpo umano lesionate - ma il cui impatto sulla salute umana è ancora tutto da valutare.
Serve maggiore precauzione. Per questo, in un rapporto sulle nanotecnologie nell'alimentazione e nell'agricoltura, pubblicato il 15 marzo scorso, l'organizzazione ambientalista britannica The Friends of Earth ha denunciato l'esistenza di almeno 104 prodotti agricoli e alimentari contenenti nanomateriali già in vendita nell'Unione europea e sui mercati internazionali senza che esista alcuno studio che ne dimostri l'assoluta atossicità. Il gruppo inglese chiede quindi all'Unione Europea una regolamentazione completa e basata sul "principio di precauzione": una politica cautelativa in merito a una decisione scientifica controversa, in attesa che l'attuale vuoto legislativo venga colmato.