Milano, 12 nov. (AdnKronos Salute) - Donna, over 45, pronta a tutto per cancellare zampe di gallina e pieghe della fronte. Questa la fotografia dell'italiano-tipo che chiede aiuto al botulino per piacersi di più davanti allo specchio, scattata dai chirurghi dell'Aiteb (Associazione italiana terapia estetica botulino) che si riuniranno venerdì 14 novembre a Torino per il loro primo Congresso nazionale. A 10 anni dal via libera tricolore alla tossina per i trattamenti di bellezza, gli esperti stimano nella Penisola circa 250 mila interventi all'anno su oltre 100 mila pazienti a partire dai 35 anni d'età. Ma il trend è in ascesa.
Per valore di mercato l'Italia si conferma la quarta piazza europea del botulino dopo Regno Unito, Germania e Francia, e davanti alla Spagna. E anche se nei gusti nazionali il filler continua a prevalere sul 'botox' (per i 'riempitivi' siamo secondi in Europa dopo la Francia e precediamo Germania, GB e Spagna), la 'punturina al veleno' recupera terreno e il business cresce a 2 cifre nonostante la crisi: dal 2011 al 2013 è passato da 15 milioni di euro a oltre 17,7 mln (+18%); il 2013 ha fatto segnare un +13% sul 2012, e nei primi 3 mesi del 2014 la crescita è stata dell'11% rispetto al primo trimestre 2013. "L'uso della tossina botulinica nei trattamenti estetici è stato lentamente sdoganato nella mentalità collettiva - spiega Massimo Signorini, presidente di Aiteb - Gli elevati profili di sicurezza, sanciti anche dai più recenti studi clinici, fanno della tossina botulinica una delle principali sostanze per il ringiovanimento del volto".
L'inglese Indipendent Healthcare Advisory Service (Hias), sottolineano i chirurghi dell'Associazione oggi a Milano, ha rilevato che le complicanze mediche a seguito di trattamenti con botulino sono pari allo 0,13%, contro lo 0,25% registrato con i filler. Per questi ultimi il mercato italiano è sceso da circa 31,4 milioni nel 2011 a 27,7 mln nel 2012, risalendo a 31,2 nel 2013. E se nel 2011 i filler doppiavano il botulino (rapporto di 2 a 1), la proporzione 2013 è di 1,7 a 1 a segnare un lieve cambio di tendenza che si conferma anche nel primo trimestre di quest'anno. In generale l'Europa continentale sembra amare più i filler, mentre i Paesi anglosassoni scelgono la tossina spiana-rughe con un rapporto botulino/filler pari a 4 a 3 in Uk e di 2 a 1 negli Usa.
Da un'indagine condotta dall'Aiteb tra camici bianchi e camici verdi che utilizzano il botulino (medici estetici, chirurgi plastici, dermatologi) emerge l'identikit del paziente che sceglie il 'ritocco al veleno': è prevalentemente donna (93-95%, contro un 5-7% di uomini in media 50enni), ha dai 46 ai 55 anni (60%) e periodicamente bussa alla porta del chirurgo per trattamenti che durano in media da 4 a 6 mesi.
Tendenzialmente il ricorso alla tossina inizia intorno ai 35 anni. Nel 72% dei casi la soddisfazione per il trattamento è "alta" e nel 26% "estremamente alta". E il risultato piace anche ai medici: per il 68% soddisfazione "alta", per il 17% "estremamente alta" e per il 14% e "media".
Spesso l'incontro con il botulino è il primo approccio che il paziente ha con il settore della medicina e della chirurgia estetica, una sorta di 'battesimo' che lo porta negli anni successivi ai filler o alla chirurgia plastica. La ricerca Aiteb indica infatti da un lato che l'87% di chi si accosta al 'tagliando di bellezza' provando il botulino poi chiede il bis e i richiami a seguire, dall'altro che nell'85% dei pazienti la tossina fa anche da traino per altri interventi, sia di medicina sia di chirurgia plastica.
Secondo il 90% dei medici intervistati, il numero di italiani che utilizzano la tossina è aumentato negli ultimi anni. Oggi nello Stivale il botulino viene usato perlopiù nella correzione delle zampe di galline, delle rughe glabellari (quelle verticali in mezzo alle sopracciglia) e per attenuare le rughe della fronte. Più rari gli usi nella zona intorno alla bocca e nelle regioni naso, mento e collo.