Nell'ultimo anno le forze globali si sono concentrate su un unico obiettivo: sconfiggere la covid. Per farlo, i governi più potenti hanno finanziato ricercatori e scienziati di tutto il mondo affinché sviluppassero – in fretta – un vaccino in grado di funzionare. Questo impegno congiunto ha portato ad avere a disposizione diversi vaccini efficaci in appena un anno. Ora che la campagna vaccinale prosegue a ritmo sostenuto, il governo statunitense ha deciso di finanziare un altro tipo di ricerca, che finora era stata messa da parte: quella di una pillola anticovid.
Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani statunitense (Health and Human Services Department, HSS) ha presentato il 17 giugno l'Antiviral Program for Pandemics, un programma che contribuirà con oltre 3 miliardi di dollari allo sviluppo di un nuovo farmaco che permetta a chiunque, non appena compaiano i primi sintomi, di assumerlo e fermare sul nascere il coronavirus. Se tutto va come previsto, le prime pillole potrebbero essere pronte già a fine 2021.
Troppo tardi. Finora l'unico farmaco approvato dalla FDA che si è mostrato efficace contro il virus della covid è stato il remdesivir (sviluppato inizialmente come cura potenziale contro il virus Ebola), che però è utilizzato in pazienti già ricoverati, a cui viene somministrato per via endovenosa. La sua attuale formulazione, infatti, non ne consente l'assunzione orale durante i primi stadi della malattia, poiché il composto non sopravvivrebbe al passaggio dalla bocca, allo stomaco, al sistema circolatorio.
Nuovi studi. Ora i ricercatori di tutto il mondo stanno studiando altri antivirali già conosciuti per vedere come reagiscono al coronavirus SARS-CoV-2. È il caso del molnupiravir, sviluppato nel 2019 ed efficace contro diversi virus, i cui test, dopo aver subìto una prima battuta d'arresto ad aprile 2020 (a causa dei pessimi risultati riscontrati nei pazienti ricoverati), sono stati ripresi lo scorso autunno su pazienti ai primi stadi della malattia e stanno dando buoni risultati.
Un altro farmaco che ha ricevuto l'attenzione del governo USA è l'AT-527, già efficace contro l'epatite C, che secondo le prime analisi potrebbe funzionare anche contro la covid. Anche l'azienda farmaceutica Pfizer è in prima linea nella ricerca di una pillola anticovid, e ne sta sviluppando una a partire da una molecola creata nei primi anni 2000 per combattere la SARS.
Investimento per il futuro. Forse la ricerca è iniziata troppo tardi, e forse le prime pastiglie antivirali non saranno disponibili prima di qualche anno: ma, se anche fosse così, si tratterebbe comunque di un investimento per il futuro.
Non dimentichiamo che, nel mondo globalizzato in cui viviamo, dovremo (purtroppo) abituarci alla diffusione di nuovi virus e pandemie. Finanziare ora la ricerca è comunque una buona idea: «Potrebbe aiutarci con questa pandemia, e fornirci una prima linea di difesa contro la prossima», sottolinea in un articolo del New York Times Mark Namchuk (Harvard Medical School). Il programma dell'HHS, infatti, non sostiene solo la ricerca di farmaci contro la covid, ma anche contro altri patogeni ad alto rischio, come i flavivirus (che causano, tra le altre, febbre gialla, dengue e febbre del Nilo) o gli alphavirus (che causano malattie trasmesse dalle zanzare). «Ci sarà sempre una minaccia», afferma Anthony Fauci, sostenitore chiave del programma, «Ci sarà sempre bisogno di farmaci».