Salute

Aviaria negli allevamenti europei: quel che c'è da sapere

Dopo focolai epidemici di influenza aviaria in allevamenti in Germania, Paesi Bassi e Inghilterra ecco le risposte ai dubbi più comuni. È un'influenza diversa dalle precedenti e più pericolosa? Dobbiamo preoccuparci?

L’influenza aviaria ha fatto di nuovo la sua comparsa negli allevamenti di polli in Europa. A inizio novembre è toccato a uno stabilimento dove vengono ingrassati tacchini nel nord-est della Germania; nei giorni scorsi a un allevamento di galline in una cittadina nei pressi di Amsterdam, dove 150mila animali sono già stati abattuti in via precauzionale, e poi a un allevamento di anatre nel nord dell’Inghilterra.

Anche se questo virus è ormai da anni tenuto sotto stretta sorveglianza dagli esperti, era scomparso dall’attenzione delle cronache. Ecco in sette domande che cos’è, e perché (in questo caso) non c'è da preoccuparsi.

Che cos’è l’influenza aviaria? È una malattia diffusa in tutto il mondo tra gli uccelli. Fu identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, alla fine dell’Ottocento, ed è causata da un virus dell’influenza di tipo A. Se ne conoscono diversi sottotipi, che possono provocare forme di malattie da leggera a molto grave.

La maggior parte non infetta l’uomo, ma con alcuni sottotipi è capitato. I più pericolosi, che hanno dimostrato di potersi trasmettere alle persone, sono considerati i sottotipi H5 e H7. Il virus acquisisce una denominazione diversa a seconda del tipo di proteina combinata con il virus (da N1 a N9), per esempio H5N1 o H7N2. Nel caso attuale, il virus identificato negli allevamenti è il tipo H5N8.

Che caratteristiche ha il sottotipo dell’attuale epidemia negli allevamenti? Il sottotipo H5N8 è stato identificato per la prima volta in un’epidemia in allevamenti di polli in Irlanda nel 1983. Da allora ha fatto la sua comparsa diverse altre volte in Asia e negli Stati Uniti.

Da analisi genetiche, però, il virus ora coinvolto sembra avere un’origine più recente, e probabilmente proviene dall’Asia. Come sia arrivato negli allevamenti europei per ora rimane un mistero: non si sa se abbia viaggiato attraverso gli scambi commerciali degli animali oppure con le migrazioni degli uccelli selvatici, come pare sia avvenuto in altri casi. In ogni caso, la trasmissione da allevamenti dall’Asia in altri paesi non è un caso infrequente.

Nei paesi asiatici, il virus si diffonde spesso nei mercati in cui viene venduto il pollame vivo. Oppure si trasmette da un’azienda all’altra tramite attrezzi, strumenti, macchine, gabbie e mangimi contaminati.

In un'azienda agricola di Nafferton (inghilterra) sono state abbattute 6.000 anatre perché - secondo i funzionari sanitari inglesi - nell'allevamento era in corso un'epidemia di influenza con un virus "ad alta patogenicità". © Darren Staples/Reuters/Contrasto

Perché gli animali vengono abbattuti quando si verificano queste epidemie? I vari ceppi, anche quelli meno patogeni, dopo essere stati circolazione in una popolazione di animali da allevamento possono mutare in virus più pericolosi.

Successe per esempio durante un’epidemia nel 1983-84 negli Stati Uniti, quando il virus circolante, inizialmente poco pericoloso, mutò in una forma che provocava la morte di quasi il 90 per cento degli animali. Per fermare l’epidemia furono abbattuti 17 milioni di polli. Il rischio temuto è poi che, in queste situazioni, il virus possa passare all’uomo.

Perché l’influenza aviaria preoccupa? Quello che preoccupa maggiormente gli esperti è che nuovi sottotipi virali diventino in grado di trasmettersi all’uomo e, soprattutto, di trasmettersi da persona a persona.

Nel caso del virus H5N1, a Hong Kong, nel 1997, diverse persone furono contagiate direttamente da volatili. In tre giorni, un milione e mezzo di polli furono macellati per prevenire ulteriori casi. Poi di nuovo nel 2003 e 2004, lo stesso virus si è diffuso dagli allevamenti in Asia a quelli in Europa, richiedendo la macellazione di milioni di animali e provocando anche alcune centinaia di casi nelle persone.

Nel 2013, un nuovo sottotipo, l’H7N9 è stato identificato in Cina, e da allora ci sono stati alcune centinaia di casi negli esseri umani. In entrambi questi casi si pensa che la trasmissione sia sempre stata direttamente dagli animali malati all’uomo, e non da una persona infetta all’altra.

Quando potrebbe verificarsi una pandemia? Dovrebbero convergere alcuni fattori chiave: l’emergenza di un virus in grado di trasmettersi da persona a persona, e una scarsa immunità della popolazione contro il virus. In un mondo globalizzato di commerci, un’epidemia locale ha le potenzialità per trasformarsi rapidamente in pandemia. I virus con il più alto potenziale pandemico rimangono l’H5N1 e l’H7N9 perché continuano a circolare tra i polli, la maggior parte delle persone non è immune, e possono provocare una forma grave di malattia nelle persone. In certe condizioni, anche altri sottotipi di virus potrebbero scatenare una pandemia, ma il rischio è ritenuto più basso.

Un allevamento di oche in Inghilterra, chiuso per motivi precauzionali dopo che alcuni animali si erano ammalati con un nuovo ceppo di influenza aviaria. © Phil Noble/Reuters/Contrasto

Il virus H5N8 pone rischi per la salute umana? Attualmente, i rischi che questo tipo di virus possa infettare le persone è ritenuto estremamente basso. Le misure sanitarie intraprese finora sono l’eliminazione degli animali malati, la messa in sicurezza di quelli sani, l’avvio della sorveglianza epidemiologica nei lavoratori esposti e indagini per capire come si sono infettati gli animali.

Che cosa fanno le autorità per tenere sotto controllo la situazione? L’Unione europea ha introdotto nel 2005 un insieme di regole in caso di comparsa dei ceppi più patogeni di influenza aviaria, tra cui la macellazione degli animali degli allevamenti coinvolti, cordoni sanitari intorno agli allevamenti interessati, misure di restrizione del trasporto dei polli, disinfezione degli stabilimenti.

Le persone esposte al virus, come allevatori e veterinari, indossano misure di protezione e vengono tenute sotto controllo per cogliere qualunque segno di malattia.

21 novembre 2014 Chiara Palmerini
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