Roma, 30 lug. (AdnKronos Salute) - Gonfiore alle articolazioni, rigidità mattutina, dolore alla palpazione, tumefazione calda ma non arrossata. Sono alcuni dei sintomi dell'artrite reumaoide, "una malattia infiammatoria che colpisce lo 0,5% della popolazione adulta, per cui in Italia si possono stimare 250-300 mila pazienti. Insorge in media a 55 anni, ma abbiamo anche casi in età giovanile e altri dopo gli 80 anni. Le donne sono più colpite, con un rapporto di 4 a 1". Lo spiega all'Adnkronos Salute Gianfranco Ferraccioli, ordinario di Reumatologia della Fondazione Policlinico Gemelli-Università Cattolica, dopo la morte dell'attrice Anna Marchesini, malata da molti anni proprio di artrite reumatoide.
"Dal 2010 - sottolinea Ferraccioli - abbiamo criteri semplificati per consentire una diagnosi rapida, che è cruciale per un trattamento precoce. Prima potevano passare anni di dolori per arrivare a una diagnosi. Mentre il fattore tempo è fondamentale, perché dopo 12 mesi dai primi sintomi il rischio di mortalità di questi pazienti è tre volte superiore a quello della popolazione normale. Mentre intervenire entro il periodo 'finestra' di 12 settimane dall'esordio consente di portare il 50% dei pazienti in remissione e il 25% addirittura a sospendere i farmaci dopo 12 mesi, come se fossero guariti".
"Ancora oggi però - riferisce l'esperto - vediamo pazienti 'tardivi', che arrivano alla diagnosi ben oltre i 12 mesi dall'esordio dei sintomi. In questi casi il rischio maggiore è legato alle comorbidità secondarie, che sono di tipo cardiovascolare e respiratorio, e possono portare a morte prematura".
Se la ricerca farmacologica negli ultimi anni è andata avanti, molti pazienti "con diagnosi precoce riescono ad andare in remissione anche senza ricorrere ai nuovi farmaci biologici. In altri casi questi divengono inevitabili, ma c'è un 10% di pazienti tardivi che non risponde nemmeno alle terapie biologiche attualmente disponibili. Ecco perché, per evitare tutte le comorbidità e contrastare al meglio la malattia, è fondamentale seguire attentamente la terapia e in casi di problemi con alcuni medicinali parlarne con il reumatologo, senza interrompere le cure", conclude. Il consiglio dell'esperto è quello "di non sottovalutare dolori articolari che non passano dopo due settimane. Inoltre si è visto che il fumo aumenta il pericolo di artrite reumatoide".