In questa pagina - In breve, tutti gli aggiornamenti sui vaccini: quali sono i principali, in che cosa sono differenti, che cosa ci aspettiamo, che cosa ancora c'è da capire su vaccini, covid, coronavirus...
Sputnik V: 91,6% di efficacia
2 febbraio 2021. Il vaccino russo Sputnik V ha un'efficacia del 91,6% contro i casi sintomatici di covid: è quanto emerge dall'analisi preliminare dei test di fase 3 del preparato, pubblicata sulla prestigiosa rivista Lancet. I dati si basano su un campione di circa 20.000 persone, soprattutto adulti bianchi, tre quarti dei quali hanno ricevuto il vaccino (un quarto ha avuto il placebo). Il trial ha incluso 2.144 partecipanti over 60, con risultati di pari efficacia (91,8% contro le forme sintomatiche).
Il vaccino russo Sputnik V si conserva per un paio di mesi a temperature di frigorifero e si somministra in due iniezioni successive, a 21 giorni di distanza. Il trial non aveva come scopo lo studio della protezione offerta già dopo la prima dose, ma le analisi compiute tra 15esimo e 21esimo giorno hanno evidenziato un'efficacia contro i casi da moderato a grave del 73,6%. In futuro si studierà la possibilità di testare il singolo dosaggio.
Anche lo Sputnik V è un vaccino che sfrutta adenovirus modificati, ma diversamente da quello di AstraZeneca, ne usa di due tipi diversi, per produrre una risposta immunitaria più potente e - forse - prolungata. Tuttavia, la durata della copertura non è ancora nota. Il vaccino è sicuro, con la maggior parte degli effetti avversi riportati di carattere lieve (debolezza, dolore nel sito dell'iniezione, malesseri parainfluenzali).
J&J: un altro promettente vaccino anti-covid
30 gennaio 2021. La notizia sull'efficacia di un altro candidato vaccino anti-covid, quello sviluppato da Johnson & Johnson, ha avuto un'eco inferiore rispetto ad altre, ma è molto positiva. Dai trial di fase 3 condotti su 43.783 persone è emerso che il vaccino ha un'efficacia globale del 66% nel prevenire le forme da moderate a gravi di CoViD-19 (solo del 57% contro la variante sudafricana).
Rispetto alla protezione offerta dai vaccini a mRNA, questo 66% potrebbe sembrare poca cosa, ma mettiamo le cose in prospettiva: i vaccini antinfluenzali hanno un'efficacia tra il 40% e il 60% e prevengono gran parte dei casi gravi, e prima che arrivassimo a un vaccino anti-covid si puntava a un'efficacia tra il 60% e il 70%.
Il vaccino di Johnson & Johnson utilizza un adenovirus modificato (un virus del raffreddore reso incapace di infettare) per introdurre la proteina Spike nell'organismo e indurre una risposta immunitaria. Fatto importante, è monodose, una caratteristica che semplificherebbe la logistica.
Inoltre, dopo 28 giorni dall'iniezione ha un'efficacia globale dell'85% nel prevenire i casi gravi e la morte, copertura che si estende fino a diventare totale a 49 giorni dal vaccino, e contro tutte le varianti.
Dall'EMA il via libera al vaccino di Oxford/AstraZeneca
29 gennaio 2021. L'EMA ha espresso parere favorevole all'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata per il vaccino anti-covid sviluppato dall'Università di Oxford e AstraZeneca, espandendo così l'arsenale di protezioni contro il coronavirus. Il vaccino di Oxford che si basa su un adenovirus depotenziato (per approfondire) è raccomandato per tutte le persone di età superiore ai 18 anni, anche se già guarite da covid, e anche per gli over 65 diversamente da quanto inizialmente ipotizzato. Tuttavia, l'EMA ha specificato che la maggior parte dei partecipanti allo studio aveva tra i 18 e i 55 anni, e che maggiori informazioni sull'efficacia negli anziani arriveranno da studi in corso.
Poiché anche negli anziani è stata osservata una forte attivazione immunitaria e il vaccino è sicuro e senza effetti collaterali di rilievo, gli esperti ritengono possa essere usato anche in questo gruppo, il più esposto a conseguenze gravi della covid. Il vaccino ha dimostrato una riduzione del 59,5% delle forme sintomatiche di covid nei pazienti seguiti nei trial clinici: l'EMA ha considerato "validi" ai fini dell'approvazione due trial su quattro, quelli condotti in Brasile e Regno Unito. Gli altri due studi hanno registrato meno di 6 casi di covid ciascuno, non abbastanza per valutare l'efficacia preventiva del vaccino.
Il vaccino di Oxford andrà somministrato in due dosi distanziate dalle 4 alle 12 settimane, il che permetterà un regime più flessibile di immunizzazione, soprattutto in carenza di dosi. Al momento non ci sono dati circa la protezione dalle varianti di coronavirus, ma saranno raccolti nei prossimi mesi.
Il vaccino anti-covid italiano GRAd-CoV2, prodotto dall'Istituto Spallanzani con l'azienda di biotecnologie ReiThera, ha dato risultati incoraggianti nella fase 1 delle sperimentazioni, appena conclusa. In questa prima parte del trial farmacologico, che serviva a testare la sicurezza e la risposta anticorpale, sono state vaccinate con dosi diverse 45 persone dai 18 ai 55 anni, su 100 arruolate. Dopo 28 giorni il 94% dei soggetti vaccinati con una sola dose ha prodotto anticorpi, e oltre il 90% ha prodotto anticorpi con potere neutralizzante contro il SARS-CoV-2: sono risultati simili a quelli preliminari dei vaccini di Pfizer e di Moderna. Non ci sono stati eventi avversi, a parte un po' di infiammazione nel sito dell'iniezione e, in qualche caso, mal di testa o poche linee di febbre.
Come quello di Oxford/AstraZeneca, il vaccino Spallanzani-ReiThera sfrutta un adenovirus depotenziato per consegnare all'organismo il codice genetico della proteina spike, e si conserva a temperatura di frigorifero. Le prossime fasi del trial, che richiederanno almeno 6 mesi, ne testeranno l'efficacia su larga scala.
Il vaccino mRNA-1273 di Moderna protegge dalle infezioni sintomatiche di covid: lo afferma un'analisi sui dati di oltre 30.000 partecipanti al trial di fase 3, pubblicata sul New England Journal of Medicine. Solo 11 persone nel gruppo dei vaccinati hanno sviluppato forme sintomatiche di covid, contro 185 nel gruppo di controllo: il vaccino ha dunque un'efficacia del 94,1% nel prevenire la malattia da coronavirus SARS-CoV-2 e un'efficacia del 100% contro la malattia in forma grave. Casi di covid in forma grave sono stati osservati infatti soltanto nel gruppo dei placebo. Le stesse percentuali di efficacia sono emerse negli over 65.
L'Agenzia di regolamentazione dei prodotti medico-farmaceutici (Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency, MHRA) del Regno Unito ha approvato l'utilizzo del vaccino di Oxford/AstraZeneca nel Paese. La decisione è arrivata dopo "trial clinici rigorosi e un'analisi dei dati dagli esperti dell'MHRA, che ha concluso che il vaccino incontra i suoi rigidi standard di sicurezza, qualità ed efficacia".
Quello di Oxford-AstraZeneca è un vaccino tradizionale, più economico e facile da conservare dei vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, ed è considerato molto importante perché estenderebbe di molto la platea dei vaccinati: l'Unione Europea ne ha ordinate 400 milioni di dosi, più di ogni altro siero. L'EMA ha però fatto sapere che è improbabile che la sua approvazione in Europa arrivi entro gennaio, poiché fino a ieri (29 dicembre) non era ancora stata presentata la richiesta formale.
Restano poi i dubbi sulla copertura offerta dal vaccino, che oscilla dal 90 al 62% a seconda del dosaggio (con quello minore che sembra garantire una maggiore efficacia: per approfondire); nelle ultime settimane sono stati compiuti ulteriori test sulle corrette dosi da somministrare, i cui risultati non sono però ancora stati diffusi.
Al via negli USA i trial di fase 3 del candidato vaccino anti-covid dell'azienda di biotecnologie Novavax: il siero introduce nell'organismo copie della proteina spike del coronavirus ottenute in laboratorio, insieme a una molecola di origine naturale per un effetto immunostimolante. I primi test di misurazione della risposta anticorpale hanno dato risultati incoraggianti, mentre studi sulle scimmie suggeriscono la possibilità del vaccino di bloccare anche la moltiplicazione del virus nelle vie nasali e con essa il contagio asintomatico (
leggi la notizia per approfondire).Il vaccino di Pfizer con il quale l'Europa ha dato il via alla sua campagna vaccinale, il 27 dicembre, ma anche il vaccino di Moderna e quello di AstraZeneca, hanno tutte le carte in regola per funzionare anche contro le nuove varianti di SARS-CoV-2 di recente diffusione. Lo hanno affermato le case produttrici e - per il vaccino di Pfizer-BioNTech - anche l'EMA, l'Autorità europea per i medicinali. Le premesse scientifiche per coprire anche dalle nuove mutazioni della spike ci sono tutte, anche se l'efficacia di questi vaccini sulle nuove forme di coronavirus sarà più chiara dopo i test che si stanno effettuando in questi giorni (leggi la notizia per approfondire).
Sul tema delle mutazioni del SARS-CoV-2, vedi anche la variante sudafricana del coronavirus (26 dicembre).
FDA: il vaccino di Moderna è sicuro ed efficace
16 dicembre 2020. Gli scienziati che si occupano del processo di revisione dei dati sui vaccini alla Food and Drug Administration statunitense hanno confermato che il vaccino anti-covid di Moderna è sicuro ed efficace. L'annuncio potrebbe portare nei prossimi giorni a una sua autorizzazione per uso di emergenza negli USA. Il vaccino a mRNA che nella prima parte del trial di Fase 3 è stato testato su 30.000 volontari ha raggiunto un'efficacia del 94,1% e non suscita specifiche preoccupazioni relative alla sicurezza - anche se in alcuni casi può dare, per la risposta immunitaria che sollecita, malesseri temporanei come mal di testa, febbre, dolori muscolari e alle ossa.
Più facile da conservare. A differenza del vaccino anti-covid di Pfizer, quello di Moderna resiste per mesi a -20 °C, una temperatura raggiungibile dai freezer. Come l'altro vaccino a mRNA anche questo è somministrato in due dosi, ma a 28 giorni di distanza e non a 21. Risultati preliminari che avranno bisogno di ulteriori approfondimenti indicherebbero una certa riduzione anche della trasmissione asintomatica dell'infezione.
Vaccino di Oxford e Sputnik V: si testa una combinazione
15 dicembre 2020. Scienziati britannici e russi potrebbero presto iniziare una sperimentazione combinata dei vaccini di Oxford-AstraZeneca e Sputnik V, per capire se il connubio tra i due possa offrire una protezione più efficace o più estesa contro la CoViD-19. I dettagli della sperimentazione, che sarà tenuta in Russia e coinvolgerà pazienti sopra i 18 anni di età, non sono ancora noti. Entrambi i vaccini sfruttano adenovirus depotenziati (virus che causano comuni raffreddori resi non infettivi) per consegnare all'organismo la sequenza genetica della proteina Spike del SARS-CoV-2 e stimolare una risposta immunitaria adeguata. Si tratta di una tecnologia "classica" già sfruttata per altri vaccini: gli adenovirus sono studiati da decenni, sono stabili, facilmente producibili e si conservano a temperature di frigorifero (2-8 °C).
Il vaccino Sputnik V, che ha ricevuto per ora l'autorizzazione di emergenza soltanto in Russia e prima della pubblicazione dei dati di Fase 3, è l'unico a prevedere due diversi adenovirus vettori per i due dosaggi: si pensa che la tecnica possa ridurre il rischio che l'organismo scateni una risposta immunitaria al "postino" virale, cioè all'adenovirus che reca le istruzioni per la Spike anziché alla Spike stessa. AstraZeneca potrebbe decidere di testare uno dei due vettori virali dello Sputnik V per aumentare l'efficacia del suo vaccino e risolvere i problemi relativi al dosaggio incontrati finora.
I dati della sperimentazione del vaccino di Pfizer!
10 dicembre 2020, vaccino di Pfizer: a supportare quanto anticipato dagli annunci e dal via libera della campagna vaccinale in UK arrivano i tanto agognati dati scientifici. Quelli sulla sperimentazione (trial) di fase 3 del vaccino a mRNA BNT162b2 prodotto da Pfizer-BioNTech sono usciti oggi (10 dicembre) sull'autorevole New England Journal of Medicine (NEJM), nelle stesse ore in cui la Food and Drug Administration statunitense discuteva sull'autorizzazione di emergenza del vaccino. La fase 3 ha coinvolto 43.448 persone, 21.720 delle quali hanno ricevuto il vaccino e 21.728 un placebo: i dati confermano un'efficacia del 95% dopo due dosi somministrate a 21 giorni di distanza, anche per persone considerate più a rischio di forme gravi di covid (per approfondire questa notizia).
Il vaccino di Moderna conferisce almeno 3 mesi di immunità
4 dicembre 2020. La risposta immunitaria contro il SARS-CoV-2 sollecitata dal vaccino anti-covid di Moderna potrebbe durare per almeno tre mesi: lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ed effettuato su un ristretto numero di partecipanti che hanno ricevuto il vaccino nel corso della sperimentazione. I 34 volontari di età diverse sono stati seguiti sin dalla Fase 1 del trial farmacologico e hanno ricevuto due dosi del vaccino a mRNA a distanza di 28 giorni.
Anche se gli anticorpi neutralizzanti prodotti sono lievemente diminuiti con il passare del tempo, sono comunque rimasti elevati in tutti i partecipanti per i primi tre mesi dal richiamo. Secondo Anthony Fauci, direttore del National Institute for Allergies and Infectious Diseases (NIAID) statunitense che ha condotto lo studio, il tipo di immunità fornita dovrebbe permettere all'organismo di riconoscere il coronavirus in caso di successive esposizioni e produrre nuovi anticorpi in risposta.
In attesa di risposte. Per esserne certi occorreranno studi su un più ampio numero di partecipanti (34 è un campione davvero esiguo) e per un più lungo periodo di tempo. Non è ancora del tutto chiaro dopo quanto tempo dal vaccino sia prodotta la risposta più efficace: è lecito immaginare che nei prossimi mesi, mentre aspettiamo maggiori certezze sulla durata della protezione offerta, dovremo continuare a rispettare le misure che ci hanno protetto finora.
I vaccini a confronto
3 dicembre 2020 Ecco un confronto tra i principali vaccini, in base alle informazioni oggi disponibili.
Il Regno Unito ha approvato il vaccino di Pfizer-BioNTech
2 dicembre 2020 L'Agenzia britannica di regolamentazione dei prodotti medico-farmaceutici (Medicines and Healthcare products Regulatory Authority, MHRA), ha autorizzato l'impiego sulla popolazione del vaccino di Pfizer e BioNTech.
Il Regno Unito è così il primo Paese occidentale a concedere l'autorizzazione di emergenza a un vaccino contro la CoViD-19: le campagne vaccinali sulle fasce più a rischio della popolazione potranno iniziare già dalla prossima settimana, la seconda di dicembre.
E in Europa? In Unione Europea, le autorizzazioni per i vaccini potrebbero arrivare a fine dicembre quello di Pfizer e all'inizio di gennaio per quello di Moderna, ma con una formula diversa, quella dell'autorizzazione condizionata.
Evviva, allora abbiamo sconfitto il Coronavirus? Certamente l'approvazione di un vaccino è una buona notizia. Ma occorre molta cautela. Prima di tutto perché non sappiamo ancora quanto potrebbe durare l'immunizazione di questi vaccini. E poi perché molto spesso i vaccini hanno una efficaci minore sulla comunità rispetto alle sperimentazioni. Occorre aspettare e verificare come si comportano. Quelli di Pfizer-BioNTech e di Moderna - vale la pena ricordarlo - sono i primi vaccini a mRNA ed esistono da pochi mesi: troppo pochi per poter stimare con accuratezza la loro efficacia.
I primi dati su un vaccino tradizionale, quello di Oxford
23 novembre 2020 Continua la scia di notizie incoraggianti sui vaccini anti-covid. Dopo Pfizer e Moderna, anche AstraZeneca ha rilasciato alcune informazioni sui risultati dell'analisi ad interim della sperimentazione del suo vaccino, sviluppato in collaborazione con l'Università di Oxford.
In base ai dati disponibili, il vaccino di Oxford e AstraZeneca sembra prevenire l'infezione da covid nel 62% circa dei vaccinati con due dosi intere a distanza di un mese, ma l'efficacia arriva al 90% con un primo dosaggio inferiore e un richiamo a dose intera a distanza di un mese.
Da Moderna, un altro vaccino super efficace
16 novembre 2020 L'azienda di biotecnologie statunitense Moderna ha fatto sapere che il suo candidato vaccino anti-covid sembra avere un'efficacia paragonabile e persino superiore a quello dichiarata pochi giorni fa da Pfizer e BioNTech.
I dati preliminari - basati su parte dei 30mila volontari che avevano partecipato alla sperimentazione - hanno fatto rilevare un'efficacia del 94,5%.
Il 72% delle persone si vaccinerebbe
15 novembre 2020 Uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto su oltre 13.000 partecipanti di 19 diversi Paesi del mondo (tra cui l'Italia), individua quante persone assumerebbero un vaccino anti-covid, quante sono quelle indecise e quante, invece, sono sicure che non si vaccinerebbero: quasi il 72% dei partecipanti si è detto propenso a vaccinarsi.