Roma, 29 giu. (AdnKronos Salute) - I servizi sanitari dedicati alle persone che soffrono di incontinenza vanno migliorati seguendo un approccio integrato. E' necessario dunque ottimizzare le modalità di erogazione dei presidi assorbenti e potenziare la continuità assistenziale: sia nelle attività di supporto clinico e psicologico sia nella formazione di chi presta le cure. E' quanto emerge da uno studio preliminare del Centro ricerche economico-sociali sull'invecchiamento dell'Irccs Inrca, l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani di Ancona, sulla gestione dell'incontinenza, presentato alla 6° edizione del 'Global forum of incontinence' di Berlino.
Lo studio, mediante questionari e interviste, compara i servizi offerti dal sistema sanitario con i bisogni degli anziani affetti dal disturbo e dei loro familiari. "L'invecchiamento della popolazione - spiega Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico - impone la ricerca di modelli assistenziali efficaci che analizzino le necessità anche di chi assiste, il caregiver, il cui ruolo è cruciale nella qualità della vita di molti anziani". In particolare, i familiari intervistati segnalano la necessità di prevedere servizi di orientamento sulla malattia oltre che di sostegno psicologico, anche in un'ottica di gestione dello stress che l'assistenza a una persona incontinente comporta, insieme ad attività di formazione per governare concretamente il disturbo. Servizi fondamentali soprattutto dopo un ricovero, nel delicato passaggio dall'ospedale all'ambiente domestico.
"Gli stessi pazienti - sottolinea Sara Santini, responsabile dello studio - spesso hanno una scarsa conoscenza della malattia e dell'effettivo grado di severità. A monte c'è un generale silenzio sulla problematica, poiché chi ne soffre è esposto a forti livelli di imbarazzo e vergogna". Il supporto alle persone incontinenti è reso più difficile dalla mancanza di un protocollo che consenta al medico di famiglia di fare una diagnosi precisa, in modo da prescrivere ausili assorbenti adeguati. Significativo il fatto che gli uffici adibiti a valutare l'assegnazione degli ausili mutuabili respingono un gran numero di prescrizioni, perché non corrispondenti ai reali disturbi. E anche quando lo sono, spesso non vengono utilizzate dagli utenti: circa il 40% rinuncia agli ausili prescritti dal medico, in quanto preferisce acquistare a proprie spese quelli più consoni alle esigenze personali.
"Mancherebbe - aggiunge Santini - un criterio univoco di valutazione della malattia, con la creazione di linee guida nazionali, oltre a un sistema di controllo periodico del paziente, al fine di rimodulare le cure nel tempo". Criticità si riscontrano non solo nella tipologia degli assorbenti, spesso di bassa qualità, ma anche nelle quantità erogate. Recentemente in alcune regioni c'è stata una riduzione del 50% (da 120 a 60 al mese) del numero di quelli mutuabili.
Cifra giudicata insufficiente, soprattutto nei casi di incontinenza severa, dove la spesa a carico degli utenti può raggiungere i 200 euro mensili. Solo in poche zone vengono recapitati a domicilio, come chiedono gli utenti, mentre più di frequente è necessario recarsi in farmacia. Tra le ipotesi valutate per migliorare il servizio quella di fornire agli utenti dei voucher, consentendo così di scegliere i tipi più adatti.