La quantità di anticorpi neutralizzanti sviluppati in seguito a un vaccino anti-covid o a una guarigione naturale è altamente predittiva del livello di protezione immunitaria che si avrà nel tempo. A breve potrebbe insomma bastare una semplice analisi del sangue per capire come la copertura offerta dai vaccini cambi nel corso dei mesi, quanto a lungo un guarito si possa considerare protetto da nuove infezioni, o quanto un nuovo vaccino ancora in fase di test sia efficace contro la CoViD-19.
Come spiegato in un importante studio pubblicato su Nature Medicine, gli anticorpi neutralizzanti, proteine a forma di "Y" che si legano al virus e gli impediscono di infettare nuove cellule, costituiscono un parametro efficace per misurare la protezione offerta dai vaccini anti-covid (sono quello che gli esperti definiscono un "correlato immunologico").
Una relazione inequivocabile. Un gruppo di scienziati del Kirby Institute dell'Università del New South Wales, del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity e dell'Università di Sydney (Australia), ha analizzato i dati di sette studi sui vaccini anti-covid e di uno sugli anticorpi dei guariti per capire in che misura la risposta immunitaria sviluppata dai partecipanti fosse legata alla successiva protezione da nuove infezioni sintomatiche.
Usando tecniche di analisi statistica, il team ha chiarito la relazione specifica che lega i livelli di anticorpi neutralizzanti e la protezione dalla malattia. La quantità di anticorpi neutralizzanti è risultata altamente predittiva della protezione immunitaria, al punto che (come in una prova del nove) è stata usata con successo per predire l'efficacia di un nuovo vaccino anti-covid.
«Anche se si sa da tempo che gli anticorpi neutralizzanti sono probabilmente una parte fondamentale della risposta immunitaria alla covid, ancora non si conosceva la quantità necessaria per godere dell'immunità. Il nostro lavoro offre le migliori evidenze del fatto che specifici livelli di anticorpi si traducono in alti livelli di protezione dalla malattia», spiega Deborah Cromer del Kirby Institute, tra gli autori dello studio.
Trial più rapidi e sicuri. La scoperta potrebbe rivoluzionare il modo di valutare l'efficacia dei vaccini anti-covid di nuova generazione, perché misurare la quantità di anticorpi neutralizzanti è molto più semplice (e meno pericoloso per i soggetti) rispetto a monitorare l'efficacia di un vaccino aspettando che qualcuno venga contagiato. «Misurando i livelli di anticorpi durante le prime fasi dei trial clinici potremmo determinare con maggiore precisione se un vaccino dovrebbe essere usato per prevenire la covid».
Come funzionano i trial (test, sperimentazione) dei vaccini - Nei test di fase 1 il vaccino è somministrato a pochi volontari, per determinare la dose; la fase 2, a cui partecipa qualche centinaio di persone, serve per vedere se ci sono effetti indesiderati e una risposta immunitaria: in tempi normali, per le fasi 1 e 2 occorrono in media cinque mesi. Per la fase 3 sono reclutate anche decine di migliaia di persone (per la covid almeno 20-30 mila) tra soggetti sperimentali e di controllo, per determinare se effettivamente il vaccino fornisce un effetto protettivo: questo passaggio richiede almeno sei mesi. In generale, lo sviluppo di un vaccino richiede anni di lavoro di ricerca e analisi dei dati: per la covid, invece, molti passaggi sono stati condotti in contemporanea e sono state contemplate autorizzazioni di emergenza.
Dalle forme gravi si è protetti a lungo. Lo studio ha già prodotto un'applicazione "pratica" e immediata, perché ha permesso di misurare la durata della protezione dei vaccini contro le infezioni da covid. I ricercatori hanno predetto che la protezione dalla CoViD-19 lieve si affievolirà entro un anno dai vaccini e serviranno, pertanto, richiami periodici, come si fa per l'influenza; la quantità di anticorpi neutralizzanti cala infatti in modo importante dopo i primi mesi. Un discorso diverso vale invece per la protezione dalla malattia grave.
«La vaccinazione funziona molto bene nel prevenire sia i sintomi, sia la malattia grave nel breve-medio termine, ma si prevede che l'efficacia calerà nei primi mesi per la maggior parte di questi vaccini», chiarisce David Khoury, che ha coordinato il lavoro. «Tuttavia, è molto importante capire la differenza tra immunità dall'infezione e protezione da forme gravi. Il nostro studio ha trovato che per proteggere da decorsi seri basta un livello di anticorpi sei volte inferiore. Quindi, anche se l'analisi predice che cominceremo a perdere immunità all'infezione lieve nel primo anno dal vaccino, la protezione da quella grave dovrebbe durare a lungo».