Roma, 26 mag. (AdnKronos Salute) - Utilizzare sempre il guinzaglio, non più lungo di un 1,5 metri. Portare con sé una museruola. Affidare il cane a persone in grado di gestirlo correttamente. E soprattutto acquisire un animale assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche, nonché sulle norme in vigore. Sono alcune delle 'regole' dettate dall'Ordinanza del ministero della Salute sulla Tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani, prorogata ad agosto 2014 per un anno e dunque ancora in vigore. Ma secondo le associazioni di veterinari, dopo anni di ordinanze urgenti servirebbe una legge, che ricalchi quanto dettato dal provvedimento ministeriale.
E' dal 2009 che l'Italia ha abolito la 'lista nera' delle razze canine aggressive, che includeva ad esempio Pitbull o Rottweiler, sostituita da regole che responsabilizzano i proprietari di animali. Nell'elenco, ad esempio, "non sarebbe rientrata la razza Pastore Belga", a cui appartiene il cane che ha aggredito ieri, uccidendola, una bimba a Pordenone, ricorda all'Adnkronos Salute Enrico Loretti, coordinatore del gruppo Randagismo e gestione animali problematici della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (Simevep).
Un concetto, quello dei 'cani pericolosi' che è quindi stato sganciato dall'idea di 'razza aggressiva'. L'ordinanza prevede che sia il proprietario a doversi "assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle esigenze di convivenza con persone e animali" e perciò "sono istituiti percorsi formativi con rilascio" di un 'patentino'. Ma su questo aspetto le Asl italiane si sono attivate a macchia di leopardo, "con esperienze in Toscana, Emilia Romagna, ma non omogenee in tutto il Paese", ricorda Loretti, secondo cui "serve oggi una legge, che eviti 'buchi' temporali anche di mesi fra le proroghe delle ordinanze, che ormai si susseguono da 12 anni".
Secondo il veterinario, comunque, questo genere di aggressione canina è da classificare come "incidente domestico, che poco ha a che fare con il fatto che il proprietario abbia o meno un patentino: d'altro canto anche noi guidiamo, abbiamo la patente, ma facciamo incidenti stradali".
"Chi frequenta i corsi - evidenzia ancora Loretti - sono spesso persone appassionate, invece il problema è convincere chi possiede animali davvero potenzialmente pericolosi e non si interessa ai rischi". Al problema delle aggressioni, ribadisce l'esperto, "non può essere data una risposta non strutturata, sotto forma di ordinanze urgenti che vengono prorogate ormai dal 2003 e l'ultima delle quali scadrà a metà agosto. Bisognerebbe arrivare a una legge, come hanno fatto gli altri Paesi europei, che preveda tutto il percorso da fare e soprattutto dica quali misure adottare se il proprietario non collabora".
Sulla necessità di una legge è d'accordo anche Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), secondo cui però "la norma dovrebbe comunque stabilire per i proprietari un percorso volontario-preventivo, che diventi obbligatorio per chi ha animali che hanno già manifestato aggressività. Purtroppo i cani, anche se sempre tranquilli - spiega - possono avere delle reazioni non prevedibili: per questo è importante conoscere i potenziali segnali di pericolo, che i corsi possono insegnare. La regola da rispettare sempre è non lasciare mai un animale, soprattutto di grossa taglia, da solo con dei bambini, che per loro natura non rispettano le distanze e non sono capaci di 'leggere' comportamenti potenzialmente pericolosi. Uomini e animali non parlano la stessa lingua: se io sorrido e mostro i denti sono felice, se lo fa il cane è il contrario. Bisogna conoscere il linguaggio e la gestualità degli animali, per capire quando si trovano a disagio e prevenire l'insorgere di problemi".