Roma, 30 mar. (AdnKronos Salute) - Per le politiche relative agli animali d'affezione, e in generale per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici, le amministrazioni comunali e aziende sanitarie locali spendono quasi 250 milioni di euro (248.654.053,08). E' quanto emerge da 'Animali in città' di Legambiente, il V rapporto che raccoglie ed elabora i dati forniti dalle amministrazioni comunali capoluogo di provincia e dalle aziende sanitarie locali. Una cifra che, secondo l'associazione, "non basta né a risolvere problemi annosi come quello del randagismo, né a garantire campagne utili alla corretta gestione degli animali da compagnia".
Al questionario di Legambiente hanno risposto 91 amministrazioni comunali capoluogo di provincia (82,7% del campione) e 73 Asl (49%). In particolare, dal report emerge che in Italia viene sterilizzato un cane ogni 5 (4,8) che arrivano nei canili, e un gatto ogni 8 (8,2) nelle colonie; i cani regolarmente registrati nell'anagrafe sono 7.715.817, pari a un cane ogni 9 cittadini (8,8), ma con enormi differenze tra le varie città. Ad esempio, se a Terni risultano essere uno ogni 3,5 abitanti, lo stesso ufficio ad Avellino ne conta uno ogni 722 cittadini, così come sarebbero uno per 2,5 abitanti per la Asl Umbria 2, mentre la Asl Roma F ne conta uno ogni 50 abitanti (49,6). Stessa situazione per i gatti nelle colonie: uno ogni 12,5 abitanti nel comune di Arezzo, mentre ad Asti diventano uno ogni 1.913 abitanti. E se l'Asur 2 di Fabriano ne conta uno ogni 22,5 cittadini, la Asl di Nuoro parla di un gatto ogni 7.949 abitanti.
Ma il dato che, con il modello vigente, indica maggiormente il successo nella gestione degli animali è probabilmente quello relativo alla capacità di allocare o riallocare i cani che finiscono nei canili, osserva Legambiente. Su questo fronte, secondo il rapporto, la situazione è al top a Bolzano e Lucca e per le aziende sanitarie di Frosinone e Ancona (Asur 2), dove per ogni nuovo ingresso trovano felice sistemazione 2 esemplari. All'opposto Trapani, dove ogni 30 nuovi ingressi si riesce a sistemare un solo esemplare, e Nuoro che riesce a ricollocare un cane ogni 11 nuovi ingressi. Anche per i controlli di settore i numeri sono variabili: se Potenza dichiara un controllo all'anno ogni 21 cittadini e Terni uno ogni 45,3, a Novara viene effettuato un controllo ogni 21 mila abitanti, mentre la Asl Milano 1 dichiara di farne uno ogni 95 mila.
Nel complesso, l'89% delle amministrazioni comunali che ha risposto al questionario ha dichiarato di aver attivato l'assessorato e/o l'ufficio appositamente dedicato agli animali, mentre il 97% delle Asl ha dichiarato di avere almeno il canile sanitario e/o l'ufficio di igiene urbana veterinaria (in 5 casi anche l'ospedale veterinario) appositamente dedicati.
Tra le amministrazioni comunali raggiungono una performance sufficiente (30 punti su 100) 35 città sulle 91 che hanno risposto, pari al 38% del campione, di cui con una performance buona (40 punti su 100), 8 città (Verona, Ferrara, Cremona, Monza, Bologna, Lecco, Perugia e Parma), l'8,8% del campione, mentre solo 2 città (Terni e Modena) superano i 50 punti su 100, pari a un 2,2% che raggiunge una performance ottima. Tra le Asl raggiungono una performance sufficiente 35 aziende su 73 (48% del campione), di cui 12 (16,4%) con una performance buona (Bergamo, Napoli 1 Centro, Como, Modena, Umbria 1, Asur 1 Pesaro, Firenze, Cesena, Lecco, Milano, Salerno, Asur 4 Fermo), mentre solo 2 (Savona, Brescia) superano i 50 punti su 100, il 2,7% del campione, raggiungendo una performance ottima.
Rispetto alle colonie feline, solo il 60,43% dei Comuni dichiara di monitorarle (15.445 colonie, con oltre 160.742 gatti e 7.958 cittadini impegnati), mentre tra le aziende sanitarie locali solo il 71,23% dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio (23.869 colonie per 185.333 gatti). Quasi 2 Comuni su 3 (64,83%) dichiarano di avere un nucleo della polizia municipale individuato per effettuare specifici controlli, e il 68,13% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip. Ampio il range tra città rispetto all'efficienza dei controlli dichiarati: si passa da Pistoia che recupera 272,97 euro/controllo effettuato, a Lecco con soli 0,98 euro/controllo effettuato. Quasi tutte le Asl dichiarano di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali (86,3%), e quasi tutte dichiarano di aver fornito di lettori microchip il proprio personale (95,89%).
Rispetto alla biodiversità in città, solo il 13,18% dei Comuni, meno di 1 su 7, ha una mappatura delle specie animali presenti e poco più di uno su 4 mette in atto azioni di prevenzione (il 27,47% dei casi) attraverso interventi con metodi ecologici nel 23,07% dei casi, approvando misure nei regolamenti edilizi nel 10,98% dei casi e realizzando infrastrutture per evitare incidenti stradali nel 6,59% dei casi. Tra le aziende sanitarie, meno di un'Asl su 2 monitora per gli aspetti sanitari le specie animali sinantrope (il 42,46% dei casi).
Rispetto alle aree dedicate, portare a spasso un cane a Taranto è evidentemente complicato e richiede spesso buone gambe o spostamenti in auto, visto che risulta esserci una sola area cani per 218 km, mentre sarà più semplice a Pordenone dove le zone dedicate sono una ogni 2,5km.
Sulle norme specifiche per animali, l'89,01% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, mentre in relazione all'accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe è regolamentato in 2 Comuni su 3 (nel 64,83% dei casi).
Per la fruizione delle coste al mare e/o al lago, dove regole chiare aiutano una buona convivenza, tra le 36 amministrazioni comunali costiere che hanno risposto al questionario, il 50% ha adottato un regolamento per l'accesso degli animali.