Salute

Amore e sesso al tempo delle app, solo 1 italiano su 3 le usa per trovare nuovo partner

L'indagine

Roma, 10 set. (AdnKronos Salute) - L'amore, e il sesso, ai tempi di internet. Sono più di 500 le app per fare nuove conoscenze comodamente davanti allo schermo del proprio smartphone o del pc, ma gli italiani sembrano non amare il 'rimorchio virtuale'. Solo il 34% afferma di aver usato un'applicazione per conoscere un nuovo partner, e oltre l'85% ha scartato quelle a pagamento. E' la fotografia scattata da un indagine condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) sul rapporto "sessualità e nuove tecnologie: come cambia la relazione di coppia", in occasione della III Settimana del benessere sessuale in programma dall'1̊ all’8 ottobre.

Fra le app più citate si trovano Meetic, Tinder e Badoo. Chi le ha scaricate, dice di averlo fatto per conoscere un nuovo partner fuori dalla solita cerchia di frequentazioni (64%), ma anche per evitare l’imbarazzo di una conoscenza diretta (16%) e per la mancanza di tempo per trovare un partner (15%).

L’indagine ha coinvolto 1.100 persone con domande su abitudini sessuali e opportunità offerte dalla rete, fedeltà al partner e relazioni che possono nascere da un rapporto di amicizia. Ebbene, secondo le risposte, alle app gli italiani preferiscono la vita reale per conoscere nuovi partner. In mezzo ci sono i social network, utilizzati per fare conquiste: il 45% cerca qui l'anima gemella. La maggior parte lo fa senza una chiara aspettativa rispetto alla relazione da instaurare (36%) e solo il 4,6% spera in una relazione stabile.

Il campione si divide praticamente a metà alla domanda se "ha intrapreso una relazione con una persona conosciuta virtualmente". Il no vince, ma solo di misura (50,4%) rispetto ai sì (49,6%). Chi ha ceduto alla tentazione di cercare una storia virtuale, ammette la curiosità come prima motivazione, seguita dalla voglia di trovare una persona che condivida gli stessi interessi e dal desiderio di evadere dalla vita reale.

Anche il sexting, lo scambio di messaggi dal contenuto sessualmente esplicito, per la maggior parte è praticato con persone conosciute nella vita reale (45,17%), solo pochi scambiano messaggini hot con perfetti sconosciuti (11%). Ma a parte questo, la maggioranza dichiara di aver fatto sexting con persone diverse dal partner abituale (53%).

Le video chat sono snobbate dal 77% degli intervistati, che dice di non averle mai usate a fini sessuali. Chi l’ha fatto, racconta che lo scopo era la masturbazione (48%), una curiosità da esaudire (33%), un passatempo (19%) e solo il 2% per guadagno economico. In tanti però guardano i siti pornografici (oltre il 70%), per lo più "qualche volta" anche se il 4% lo fa come abitudine quotidiana.

I mezzi più usati per navigare sui siti hot sono soprattutto il personal computer e lo smartphone, ma un 2% rischia accedendo dal computer aziendale.

Le nuove tecnologie, secondo l'indagine della Fiss, attirano ma con cautela. "Assistiamo di certo a un cambiamento nell’utilizzo di questi nuovi strumenti - commenta Roberta Rossi, presidente della Federazione - che si realizza con gradualità, però è in grado di fornirci una possibilità di previsione per i rapporti futuri. I luoghi di incontro sono sempre più virtuali, la danza del corteggiamento segue nuove regole e poi se ci si piace e si decide di stare insieme magari si fa sexting per mantenere alta la tensione dell’erotismo".

"Dobbiamo essere in grado di leggere la realtà attuale - suggerisce - non criticando e condannando le nuove tecnologie, ma cercando di cogliere l’aspetto innovativo e magari anche quello funzionale. Perché - spiega - è vero che abbiamo sempre meno tempo, che la socialità è spesso relegata alle chat e ad altri social, ma è pur vero che questo ci permette di essere in contatto con persone lontanissime: molte coppie oggi resistono alla lontananza data da motivi di studio e lavorativi, perché ci sono queste diverse opportunità di contatto. La distanza non è più un ostacolo, e la coppia comunque resiste". Per l'esperta, dalla ricerca emerge "un quadro in cambiamento ma non rivoluzionario".

10 settembre 2016 ADNKronos
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