Dimmi che alito hai e ti dirò come stai: è la sintesi di uno studio condotto dai ricercatori del Politecnico di Zurigo che, se confermato, potrebbe contribuire allo sviluppo di una nuova famiglia di test diagnostici rapidi e per nulla invasivi.
Gli scienziati d’oltralpe si sono focalizzati sul mix di metaboliti volatili e semi-volatili che ciascuno di noi esala insieme al respiro: si tratta di composti chimici di scarto prodotti dai processi metabolici che avvengono all’interno del nostro organismo e che, opportunamente analizzati, possono identificare specifiche patologie in atto.
Impronte respiratorie
I ricercatori hanno analizzato l’alito di 11 volontari 4 volte al giorno per 9 giorni di seguito, scoprendo in ciascuno di essi un’impronta di fondo unica e ben identificabile, al pari delle impronte digitali. E sebbene la composizione dell’esalato cambi nei diversi momenti della giornata, è possibile identificare per ogni individuo una serie di parametri soglia che indicano il confine tra una situazione normale e una patologica.
L’esame del respiro quindi potrebbe affiancare, e in alcuni casi sostituire, procedure più lunghe ed invasive come l’esame del sangue o l’analisi delle urine nell’identificazione di infezioni e patologie in atto.
Non solo: il test potrebbe essere portato sui campi di gara per rilevare l’assunzione da parte degli atleti di alcune specifiche sostanze dopanti.
Mangiato pesante?
La tecnologia è comunque ancora in fase embrionale: i ricercatori elvetici hanno condotto i loro test in un ambiente controllato e molto distante dalla realtà di tutti i giorni. I partecipanti al test, nei 9 giorni di analisi, hanno infatti seguito una dieta costante evitando ogni forma di eccesso e sregolatezza che avrebbe potuto influire sulla digestione e, di conseguenza, sull’impronta dell’alito.
Odore di prevenzione.
Il filone di studi sembra però promettente: i ricercatori dell’Istituto Israeliano di Tecnologia di Haifa, in collaborazione con un team cinese, hanno recentemente messo a punto un esame che, a partire dall'analisi dell’esalato, è in grado di identificare la presenza di tumori allo stomaco con una precisione del 90%, stabilendone anche lo stadio di avanzamento.
E una ricerca parallela condotta negli Stati Uniti dimostra come questa tecnologia sia in grado di identificare i pazienti affetti da insufficienza cardiaca con un’accuratezza vicina al 100%.
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