Salute

Alimenti: ricercatrice, la pasta ideale è al dente e condita all'italiana

Iacoviello, in Usa demonizzata a torto per anni, ecco perché la nostra ricerca in America fa discutere

Roma, 6 giu. (AdnKronos Salute) - Negli ultimi anni "è stata demonizzata, in particolare negli Stati Uniti, a vantaggio di regimi alimentari proteici. Ma la nostra ricerca dimostra che quella della pasta era una cattiva reputazione priva di fondamento". Ad analizzare con l'AdnKronos Salute i risultati dello studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell'Irccs Neuromed di Pozzilli - secondo cui il consumo di pasta è in realtà associato a una riduzione dell'obesità - è Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale del Neuromed. Che spiega: "Il nostro studio ci dice che" spaghetti e rigatoni "non fanno ingrassare, se consumati con moderazione e nello stile mediterraneo". Inoltre, aggiunge, "la pasta ideale è al dente e con condimenti come pomodoro, olio extravergine, pesce e verdure".

"Questo perché - sottolinea la ricercatrice - la pasta al dente, come emerge da altri studi in letteratura, ha un minor indice glicemico; la pasta lunga come gli spaghetti ne ha uno leggermente migliore di quella corta, e i sughi tipici italiani abbinano correttamente ai carboidrati vegetali e pesce". Non è un caso, secondo l'esperta, che i risultati stiano "facendo molto discutere in Usa. Ci hanno chiamato dalla Cnn, dal Washington Post e da altre testate. Questo, appunto, perché negli anni la pasta era stata a torto demonizzata, si è fatta molta confusione tra carboidrati semplici e complessi, e non si è tenuto conto di elementi importanti, come la quantità".

La ricerca, pubblicata su 'Nutrition and Diabetes', ha preso in esame oltre 23.000 persone. "Abbiamo sottoposto tutte queste persone a un questionario standardizzato - precisa Iacoviello - e i nostri dati mostrano che mangiare pasta si traduce in un più salutare indice di massa corporea, una minore circonferenza addominale e un miglior rapporto vita-fianchi".

Ma quanta mangiarne? "Nello studio la frequenza media era di 22 volte al mese, dunque quasi ogni giorno. Per piatti da 60 grammi al dì, 70 per gli uomini e 50 per le donne. Quello che emerge dallo studio - sintetizza ancora la ricercatrice - è che questo alimento va mangiato in modo proporzionato al fabbisogno calorico. Insomma, c'è chi lo elimina completamente dai suoi pasti, ma questo non è un atteggiamento corretto".

Quanto al momento ideale per concedersi un piatto di pasta, per Iacoviello "si tratta il pranzo. E questo non sulla base della nostra ricerca, ma della letteratura disponibile. Infatti quella dei carboidrati è un'energia prontamente disponibile, e a pranzo può essere 'bruciata' facilmente per le attività quotidiane". Altro consiglio della studiosa: "Seguire una dieta sana, varia e di tipo mediterraneo, consumando anche pasta integrale".

E la ricercatrice che ha 'riabilitato' la pasta cosa porta in tavola? "Sono molto attenta da questo punto di vista - confessa - praticamente vegetariana, mangio molte verdure, pesce e pasta tutti i giorni. Non potrei farne a meno". Lo studio è stato parzialmente supportato da Barilla Spa.

6 luglio 2016 ADNKronos
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