Roma, 5 set. (AdnKronos Salute) - Batteri resistenti agli antibiotici nella carne di pollo, in 25 campioni su 40, il 63% dei prodotti acquistati a Roma e a Milano. Le analisi sono risultate positive ai batteri Escherichia coli resistenti agli antibiotici. A rilevare la situazione critica un'inchiesta di Altroconsumo, che ha fotografato il livello di salubrità della carne di pollo in distribuzione al consumatore in 20 punti vendita di Roma e altrettanti a Milano. I risultati ottenuti permettono di determinare il livello di resistenza attuale dei microrganismi agli antibiotici e di stimarne la resistenza in futuro, se non dovessero essere presi dei provvedimenti: il 19% dei batteri trovati è resistente alla Cefepime, antibiotico usato per curare le infezioni delle vie respiratorie e del tratto urinario.
Un problema strutturale del settore, non solo italiano: i risultati di un’analoga indagine svolta in Portogallo segnala l’85% dei campioni positivi al test dell’E.coli, in Spagna l’83%, in Belgio, il 76%. Gli studi europei affermano che il 71% degli antibiotici venduti in Italia è per uso animale (dati Ecdc-Efsa-Ema) e il nostro Paese è ancora al terzo posto per utilizzo negli allevamenti, dopo Spagna e Cipro (Ema).
L'antibioticoresistenza è un problema di salute pubblica di dimensioni globali, che passa per la tavola dei consumatori. In futuro - si avverte - la resistenza potrebbe arrivare al 96%. I rischi e le conseguenze: se non si maneggia con cura e non si cuoce in modo adeguato la carne contaminata, i microrganismi resistenti potrebbero trasferire la loro forza ad altri batteri nel nostro organismo - magari più pericolosi - contro cui l’antibiotico potrebbe non essere più efficace.
Questa è l'antibioticoresistenza: l'uso eccessivo di questi medicinali negli allevamenti, unito al sovrautilizzo degli antibiotici anche quando il medico curante non ne prescriva l’assunzione, fa sì che i batteri si fortifichino imparando a sopravvivere. Una resistenza che, a catena, si può trasferire ad altri batteri con il rischio che gli antibiotici, farmaci essenziali per la cura delle infezioni, perdano efficacia. L'Organizzazione mondiale della sanità segnala il rischio di un’era post-antibiotica, in cui infezioni comuni curabili per decenni, possono tornare a essere letali.
Altroconsumo aderisce alla campagna 'Basta antibiotici nel piatto' di Consumer International, per spingere il pedale dell'acceleratore sul cambiamento: l'associazione ha già inviato lettere formali ai principali avicoltori e alle più importanti catene di distribuzione sollecitando la fine dell’abuso di antibiotici negli allevamenti, prevenendone l'utilizzo investendo sulla salute degli animali, garantendo buone condizioni igieniche e di vita a priori e non solo somministrando farmaci.
Tutti i consumatori possono partecipare, inviando una mail - già compilata, con le richieste della campagna - ad allevatori e distributori. Sensibilizzare tutti sul tema di salute pubblica, contribuendo all’invio massiccio delle mail ai diretti responsabili, contribuirà a far cambiare le cose, concludono da Altroconsumo.