Se i cibi sono molto colorati, come quelli che piacciono tanto ai bambini, vuol dire che ci sono degli addittvi, e quando si dice additivo si pensa subito a qualcosa di artificiale, e spesso a qualcosa di dannoso, ma non è sempre così. Per definizione, l'additivo è una sostanza non presente naturalmente in un alimento, ma aggiunta per migliorarne l'aspetto, oppure la conservazione, la formulazione, il gusto. In alcuni casi si tratta di sostanze di origine naturale (come molti coloranti e addensanti), in altri di composti ottenuti in laboratorio. Sempre, però, gli additivi consentiti per legge sono considerati innocui per la salute.
Controlli di tossicità. Alberto Mantovani, tossicologo dell'Istituto Superiore di Sanità, spiega che «fino a non molto tempo fa un additivo era ritenuto "sicuro fino a prova contraria". Oggi questo è sempre meno accettabile: in Europa la situazione sta cambiando, anche grazie alla disponibilità di strumenti sempre più sofisticati per controllare la tossicità di un composto».
Mantovani fa riferimento al grande sforzo condotto dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che entro il 2020 rivaluterà tutti gli additivi in commercio da prima del 2009 e approverà solo quelli che, alla luce di un preciso protocollo di analisi, risulteranno sicuri. Saranno inoltre specificati i limiti di concentrazione, se necessari a garantire la sicurezza. Nella revisione in corso, ci sono già stati ridimensionamenti ed esclusioni. Per esempio, sui circa 40 coloranti vagliati, di tre "rossi" sono state abbassate le concentrazioni massime e uno è stato escluso. Il sito ISSalute dell'Istituto superiore di sanità riporta già una lista dei coloranti alimentari consentiti.
Europa all'avanguardia. C'è poi un ulteriore livello di sicurezza a cui si pensa poco e che invece dovrebbe rassicurare i consumatori: la purezza delle sostanze autorizzate. Chiarisce Mantovani: «Ogni additivo usato in Europa deve essere puro e non contenere contaminanti: occasionali problemi possono dare gli additivi preparati in Paesi extraeuropei e usati in alimenti dei quali è spesso difficile ricostruire la filiera. Ciò che senz'altro si deve sottolineare è che in Europa, per fortuna, la catena di monitoraggio, controllo, allerta e ritiro è attiva, funziona molto bene e ha sempre permesso di evitare situazioni gravi».