Roma, 10 dic. (AdnKronos Salute) - Quanto tempo i medici dedicano all’ascolto nella relazione con il paziente che deve seguire una dieta? È la domanda che si è posto un gruppo di studio dell'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) che ha fatto emergere quanto siano fondamentali per l'efficacia e la buona riuscita di una dieta anche l'ascolto e la fiducia costruita con il paziente. La ricerca mette sotto esame la qualità e l’empatia dell'ascolto dei pazienti, partendo dai dati in letteratura secondo cui raramente si concedono 3 minuti consecutivi di colloquio e la prima interruzione avviene in media tra diciotto e ventitré secondi.
Il tema è tra quelli affrontati nel XVI Corso nazionale di Adi, riunito a Roma da oggi fino a sabato per fare il punto sulle più recenti scoperte scientifiche nel campo della nutrizione e applicarle nella prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. Malattie croniche come obesità, diabete, patologie cardiovascolari e tumori, che per la loro complessità richiedono una gestione multidimensionale e un approccio multiprofessionale centrati prima di tutto sulla persona, non soltanto sulla malattia, e che coinvolgano competenze sia specialistiche, sia riabilitative e sia di educazione terapeutica.
Nel corso dell'indagine incentrata sull'ascolto degli assistiti è emerso che su 47 prime visite 39 pazienti sono stati interrotti prima dei 23 secondi, mentre in una seconda verifica, su un campione di 29 pazienti sempre con lo stesso gruppo di professionisti che si proponeva di ascoltare senza fare domande, 22 casi hanno dato entro il minuto e mezzo la risposta giusta spontaneamente e senza bisogno di sollecitazione o interruzioni.
"In fase di anamnesi alimentare generalmente il paziente fa un recall di ciò che inserisce nella sua dieta in maniera spontanea anche se parziale. Se avessimo la pazienza di aspettare la fine del suo racconto senza interrompere, la nostra raccolta dati sarebbe sicuramente più completa - dichiarano gli specialisti Adi - Quando il paziente arriva da noi porta con se tutto il suo essere, ma anche le sue paure, il suo 'voglio ma non voglio'".
"La scelta, libera o obbligata dalla presenza di patologie, di intraprendere un percorso dietetico è - continuano gli specialisti - difficile. Richiede, infatti, un cambiamento dello stile di vita, un passaggio esistenziale che comporta anche difficoltà relazionali sia di tipo familiare che sociale. Il paziente in dietologia è una persona abituata a non essere creduta e che si vergogna della propria malattia. Essere ascoltata rompe uno schema precostituito e può condurre verso la soluzione del problema".
Durante il XVI Corso nazionale di Adi, aperto oggi, le numerose discussioni della giornata, le diverse figure professionali coinvolte cercheranno, infatti, di dimostrare quanto fondamentale sia mettere al centro della pratica clinica - oltre che le evidenze scientifiche - anche la persona e il suo benessere psicofisico, per la buona riuscita di un qualsiasi intervento in dietologia. In particolare, un tema che emergerà dalle sessioni pratiche come provocazione e messaggio tra medici, sarà quello del rapporto fiducia/ascolto empatico con il paziente.