Roma, 12 mag. (AdnKronos Salute) - In Italia i livelli di consumo di alcol sono tra i più bassi dell'area Ocse, e sono diminuiti costantemente negli ultimi 30 anni. E' quanto emerge da un rapporto dell'Ocse. In particolare, ogni italiano in media ha consumato 6,1 litri di alcol nel 2010, rispetto alla media Ocse pari a circa 9 litri. A fronte di questo dato, però, l'età in cui si inizia a bere alcolici si è abbassata notevolmente anche nel Belpaese. In Italia la proporzione di 15enni che ha sperimentato vino, birra o drink è aumentata dal 37% nel 2002 al 70% nel 2010. Una classifica che vede in coda la Norvegia e in testa la Repubblica Ceca. Anche nel nostro Paese, inoltre, fra i giovani è diffuso il binge drinking.
"Il costo per la società e l'economia dell'eccessivo consumo di alcol nel mondo è massiccio, specie nei Paesi Ocse - precisa il segretario generale dell'organizzazione, Angel Gurria, presentando il rapporto a Parigi - Questo studio dimostra che anche le politiche di prevenzione dell'abuso di alcol più costose sono costo-efficaci alla lunga, ed evidenzia l'importanza di azioni urgenti da parte dei governi". Oggi il consumo di vino, birra o superalcolici da parte degli adulti nei Paesi dell'area Ocse è stimato in media intorno a 10 litri di alcol puro a testa, l'equivalente di 100 bottiglie di vino l'anno. In confronto ad altri Paesi dell'area Ocse, inoltre, l'Italia presenta "moderati livelli di tassazione delle bevande alcoliche, in particolar modo per il vino e i distillati. Il limite massimo di alcol nel sangue (tasso alcolemico) consentito in Italia è di 0,05%, in linea con la regolamentazione nella maggior parte degli altri Paesi. L'Italia, infine, ha adottato politiche per limitare la vendita di alcolici da consumare in loco e da asporto a persone" con problemi di alcolismo "e nelle stazioni di rifornimento".