Salute

Alcol e mortalità: la relazione è complicata

Se per abbassare il rischio di cancro sarebbe meglio non bere del tutto, per quello legato alle malattie cardiovascolari un consumo (assai) moderato sembrerebbe più indicato dell'astensione assoluta: ancora una volta, il legame tra drink e longevità sembra scorrere su un doppio binario.

Il rischio combinato di mortalità in generale e di sviluppare diversi tipi di cancro sembrerebbe più basso in coloro che bevono in quantità moderate e in modo abituale: per "moderato", si intende in questo caso meno di un bicchiere di alcolici al giorno.

Se per ridurre al minimo le probabilità di ammalarsi di alcuni tumori, l'ideale sarebbe non bere del tutto, un consumo di alcolici inferiore a quello indicato nelle più comuni linee guida sulla salute sembrerebbe correlato a un rischio inferiore di morte prematura (in particolare per eventi cardiovascolari) rispetto all'astensione assoluta e al consumo massiccio. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato su PLOS Medicine, che indaga la complicata e spesso ambigua relazione tra alcol e salute.

Ricerche precedenti hanno dimostrato che un consumo anche moderato di alcol comporta un rischio aumentato di malattie oncologiche. Allo stesso tempo, altri studi hanno dimostrato l'esistenza di una curva di rischio "a J", in cui la relazione prima cala, e poi aumenta, tra l'assunzione moderata di bevande alcoliche e la mortalità generale, ipotizzando una qualche funzione protettiva di (poco) alcol in particolare per le malattie cardiovascolari.

Andare a fondo. Questa duplice e diversa relazione ha portato alla trasmissione di messaggi ambigui, in termini di salute pubblica. Per vederci più chiaro, Andrew Kunzmann della Queen's University Belfast (Regno Unito) ha voluto capire, insieme ai colleghi, come cambiasse il rischio combinato di sviluppare alcune forme di cancro e in generale, di morte prematura, al variare di quantità di alcol ingerita abitualmente nell'arco dell'intera vita. Per farlo, ha utilizzato i dati di 99.654 statunitensi seguiti per quasi 9 anni in uno screening nazionale per tumori alla prostata, ai polmoni, del colon-retto o delle ovaie. Il consumo di alcol è stato valutato attingendo i dati da questionari sulla dieta proposti ai pazienti tra il 1998 e il 2000.

Doppia conferma. Durante lo studio, tra i partecipanti si sono verificate 9.559 morti e 12.763 diagnosi primarie di cancro. La famosa J curve è stata in effetti osservata: rispetto ai bevitori moderati (da uno a tre bicchieri a settimana), chi non aveva mai bevuto o lo faceva in modo molto infrequente (meno di un bicchiere a settimana) così come i bevitori assidui (2-3 bicchieri al giorno) e molto assidui (più di tre bicchieri al giorno) presentavano un rischio aumentato di mortalità generale. Al contrario, il rischio di contrarre cancro è aumentato in modo lineare all'aumentare del consumo di alcol.

La regola del buon senso. Tra tutti i gruppi studiati, i bevitori moderati sono stati quelli che hanno presentato il rischio combinato di morte precoce e diagnosi di cancro più basso.

Lo studio, precisano i ricercatori, non vuole incoraggiare l'assunzione di alcol ma aiutare chi redige le linee guida per le politiche sanitarie globali a considerare la complessità della relazione tra consumo di alcol e salute. Inoltre, il campione analizzato è limitato a soggetti anziani, e i dati potrebbero essere stati influenzati da fattori socioeconomici.

20 giugno 2018 Elisabetta Intini
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