Roma, 16 apr. (AdnKronos Salute) - Nascono nei bar, pub e locali dove ormai l'happy hour è un rito consolidato, sale dedicate ai clienti 'over 65', che "provano vergogna a seguire una moda giovanile e a 'mischiarsi' ai ragazzi, ma a causa della crisi economica vogliono approfittare delle offerte per mangiare e bere senza limiti, cosa molto in voga in questo periodo". Il risultato è che oggi gli anziani sono una delle due categorie più a rischio di comportamenti nocivi legati al consumo di alcol, insieme proprio ai giovani. A lanciare l'allarme è Emanuele Scafato, direttore del Reparto Salute della Popolazione e suoi Determinati (Cnesps) dell'Istituto superiore di sanità, oggi a Roma, a margine della presentazione dei nuovi dati sulle abitudini degli italiani legate ai 'drink'.
"Quella dell'happy hour - spiega all'Adnkronos Salute - è ormai una moda quotidianizzata da tantissimi giovani, ma anche molti anziani. Costa poco, puoi mangiare e bere tutto quello che vuoi e dunque assumere quantità di alcol non idonee sia per gli anziani che per i giovani, che dovrebbero evitare di bere fino ai 25 anni di età, quando il cervello ha completato il suo sviluppo. Sono le due fasce 'estreme' della popolazione, le più a rischio perché se da giovani il cervello non è ancora maturato del tutto, dopo una certa età inizia a perdere funzionalità".
"Inoltre - aggiunge - gli anziani spesso hanno malattie concomitanti, assumono farmaci, e le interazioni e gli effetti tossici possono essere importanti. Occorre sensibilizzare soprattutto i medici di famiglia spiegando che bastano cinque minuti di tempo per far capire a un paziente che bere è un'abitudine sbagliata e nociva. Il tutto a costo zero". Scafato ha inoltre fatto sapere che "solo l'anno scorso abbiamo registrato 20.000 nuovi alcol-dipendenti in Italia, che sono pochissimi: questo dimostra lo scarso 'appeal' dei servizi di presa in carico. Ma questi pazienti hanno bisogno di trattamento ed è nostro dovere cercare di far emergere l'iceberg sommerso".
In Italia per le persone di età superiore ai 65 anni si raccomanda un consumo giornaliero inferiore a 1 unità alcolica (12 grammi di alcol puro), indipendentemente dal genere. Secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale Alcol, tra gli ultra 65enni i bevitori definibili a rischio, ossia con un consumo giornaliero di alcol superiore a 1 unità alcolica, sono circa il 40% degli uomini e il 10% delle donne, con una frequenza approssimativamente raddoppiata rispetto agli adulti. Inoltre, il numero assoluto di bevitori a rischio oltre i 65 anni è destinato ad aumentare in modo esponenziale a causa del rapido invecchiamento della popolazione.
Dei 17.000 decessi alcolcorrelati l'anno in Italia sono soprattutto gli anziani a registrare le più elevate quote di mortalità.
Infine, il numero assoluto di bevitori anziani a rischio è destinato ad aumentare in modo esponenziale a causa del rapido invecchiamento della popolazione, a cui andrà ad aggiungersi il fatto che questo segmento di popolazione in progressivo aumento sarà in gran parte composto dai cosiddetti 'baby boomers' (ossia i nati dopo la seconda guerra mondiale).