Roma, 29 apr. (AdnKronos Salute) - Nuovi, positivi risultati per il vaccino contro l'Hiv 'made in Italy', messo a punto all'Istituto superiore di sanità (Iss). Nei pazienti immunizzati, infatti, oltre a essere stati prodotti gli anticorpi contro la proteina Tat, essenziale per la replicazione del virus, è stato osservato anche un significativo aumento di cellule T Cd4+, indicativo della ripresa del sistema immunitario. E anche delle cellule T e B, e di altre cellule immunitarie, è stato osservato un incremento.
I risultati pubblicati su 'Retrovirology' sono relativi alla seconda fase di sperimentazione del vaccino Tat, messo a punto dall'équipe guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale Aids dell'Iss, condotta su 168 pazienti, seguiti per 3 anni consecutivi, in 11 centri clinici italiani diffusi in tutta la penisola.
Il vaccino Tat in associazione alla terapia farmacologica (Haart) è stato dunque in grado di stimolare il sistema immunitario, aumentando l'efficacia degli antiretrovirali, e di aumentare sensibilmente le cellule T Cd4+, bersaglio del virus. Ai pazienti con infezione da Hiv è stato somministrato il vaccino alle dosi di 7,5 o 30 microgrammi di proteina Tat una volta al mese, per 3 o 5 mesi con l'obiettivo di indurre anticorpi diretti contro questa proteina. La risposta maggiore è stata riscontrata nei soggetti che hanno ricevuto 3 somministrazioni del vaccino contenente 30 microgrammi della proteina Tat. Questi effetti persistono nei 3 anni successivi all'immunizzazione.
"Abbiamo dimostrato per la prima volta che la terapia antiretrovirale può essere intensificata attraverso un vaccino - commenta Ensoli, che si attende di confermare questi risultati con il trial di fase II randomizzato e controllato con placebo, recentemente completato in Sudafrica - Si tratta di risultati che aprono nuovi scenari per indagare più specificamente se questo vaccino può aiutare a controllare il virus in pazienti con bassa aderenza alla terapia antiretrovirale, consentire la semplificazione della terapia e ridurre la trasmissione della malattia".
In parallelo alla sperimentazione, è stato condotto uno studio osservazionale separato su un gruppo di 79 pazienti in trattamento con la sola terapia antiretrovirale. Tale gruppo ha rappresentato il riferimento per lo studio dei biomarcatori della malattia. E' stato possibile così osservare che in coloro ai quali era stato somministrato anche il vaccino si è verificata una riduzione significativa del 'Dna provirale' di Hiv che funge da indicatore della forma latente del virus nei cosiddetti 'serbatoi del virus'.
Si tratta di un risultato importante poiché, nonostante i farmaci blocchino quasi completamente la replicazione virale, il virus può ancora replicare a bassi livelli e accumularsi in forma latente nei serbatoi non suscettibili all'azione della terapia farmacologica e può causare complicazioni e morte dovute a patologie diverse da quelle tipicamente associate all'Aids.