La fame nel mondo: ogni tanto arriva uno studio che lancia idee per risolvere questo vergogna dell'umanità. L'ultimo, pubblicato su Nature Food, sostiene che con il 20% dei piccoli pesci pelagici (categoria alla quale appartengono sardine, acciughe e aringhe) raccolti localmente, si potrebbero sfamare tutti i bambini minori di cinque anni dell'Africa subsahariana che vivono vicino al mare o a laghi. La scoperta è piuttosto importante, dal momento che la malnutrizione è un fenomeno in aumento in questa zona del continente africano dove, nel 2020, 10 milioni di bambini hanno sofferto la fame, e 55 milioni erano rachitici a causa della dieta inadeguata.
Abbondanti, nutrienti ed economici. La ricerca ha identificato le specie di pesci più economiche e nutrienti di 39 Paesi del mondo a basso e medio reddito: «I nutrienti fondamentali per combattere la malnutrizione sono a portata di mano per chi vive vicino a fonti d'acqua», sottolinea James Robinson, coordinatore dello studio. «Questi piccoli pesci sono pieni di sostanze nutritive, vengono pescati in grosse quantità e sono economici».
I pesci pelagici (così chiamati perché nuotano nel dominio pelagico, la zona lontana dalla costa) sono ricchi di ferro, zinco, calcio, omega-3, acidi grassi e selenio, e sono fino a due volte più economici di altre specie. Aringhe, acciughe e sardine sono risultate le specie di pesce meno costose in 28 dei 39 Paesi analizzati. Ma allora perché si continua a morire di fame?
Ostacoli da superare. La colpa, come spesso accade, è in parte nostra: la domanda globale per questo tipo di pesce (e per i prodotti che ne derivano, come oli e mangimi animali) è notevole, e dopo l'esportazione agli abitanti locali rimane davvero poco. Un secondo problema che ne deriva, e che mette a rischio le riserve di pesci pelagici, è la sovrapesca: peschiamo troppo, e così facendo svuotiamo mari, laghi e oceani (per approfondire).
Secondo Kendra Byrd, una degli autori dello studio, è fondamentale dare priorità nel consumo di questi piccoli pesci alle categorie di persone locali più vulnerabili «come bambini, madri e anziani: così facendo sarà possibile combattere carenze nutritive comuni, apportando grossi benefici anche alla sanità pubblica».