Torino, 9 set. (Adnkronos Salute) - Compie dieci anni al Sant'Anna di Torino la Ru486. Il 9 settembre 2005 l’ospedale annunciava, infatti, di avere attivato lo studio sperimentale clinico 'Ivg con mifepristone (Ru486) e misoprostolo'. La prima donna aveva assunto il mifepristone (Ru486) il 6 settembre e il ciclo di trattamento si era concluso l’8 settembre. Subito l'allora ministro della Sanità, Francesco Storace, dichiarò che avrebbe inviato gli ispettori e bloccato tutto. La sperimentazione fu fermata dopo 26 casi, ma fu poi ripresa a novembre, e fu definitivamente interrotta nel luglio del 2006 dopo 362 casi.
L’anno successivo, nel 2007, la Exelgyn presentava la pratica di registrazione all’Aifa, che si concluse due anni dopo, nel dicembre del 2009, ma il farmaco divenne disponibile solo nell’aprile del 2010. Intanto, nel gennaio 2009, la magistratura aveva archiviato il procedimento penale contro il dottor Silvio Viale, il professor Mario Campogrande, il professor Marco Massobrio ed il Direttore generale dell’Azienda dottor Gianluigi Boveri. Nel frattempo il dottor Franco Mascherpa era deceduto nel 2007.
Nel giugno scorso, su richiesta dei medici dell’ospedale Sant'Anna, l’Azienda ospedaliero - universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino ha fatto formale richiesta all’Aifa di adeguare i protocolli italiani a quelli europei dell’Ema (Agenzia europea del farmaco). Dopo cinque anni occorre estendere da 49 a 63 giorni (da 7 a 9 settimane) il limite per l’aborto medico e rimuovere la previsione di ricovero per 3 giorni.
"Al 31 agosto - sottolinea Silvio Viale, responsabile del Servizio Unificato di Ivg sintetizzando i dati - 7.311 donne hanno usufruito della RU486 presso l'ospedale Sant'Anna, primo in Italia. Dal 2010 gli aborti chirurgici sono calati del 38%, permettendo il dimezzamento delle sedute operatorie. A 5 anni dalla registrazione del mifepristone, - aggiunge - l’esperienza maturata ci ha indotti a chiedere all’Aifadi fare quello che un atteggiamento 'prudenziale', forse condizionato dalle polemiche, non gli aveva consentito di fare, estendere a 9 settimane (63 giorni) il limite di riferimento per l’aborto medico e di rimuovere la prescrizione del ricovero di tre giorni".
Nel 2015 il 42% degli aborti è stato praticato con l’ausilio della Ru486. La Ru486 è utilizzata non solo per l’Ivg medica fino a 49 giorni e per le Itg del secondo trimestre, ma anche per l’aborto interno e le morti endouterine. Per gli aborti interni il protocollo è lo stesso delle Ivg. Per quanto riguarda le Ivg fino a 49 giorni e gli aborti interni, complessivamente, il 99% delle donne non è stato ricoverato per tre giorni ed ha potuto lasciare l’ospedale tra la somministrazione del mifepristone e quella della prostaglandina due giorni dopo.
Nel tempo tale percentuale è diventata prossima al 100% e negli ultimi tre anni solo 4 donne su 3.217 sono rimaste ricoverate.
Il tasso di raschiamenti (Rcu) è calato nel tempo dal 7,2% della sperimentazione e del 2010 al 2,6% del 2015, segno di una maggiore sicurezza degli operatori. Complessivamente su 6030 casi il tasso di Rcu è stato del 3,7% ed in soli 5 casi si è resa necessaria una trasfusione (0,08%). L’introduzione dell’aborto medico ha comportato un risparmio di 3 milioni di euro in Drg.