Sono almeno 50, i casi di accertati di coronavirus SARS-CoV-2 in Italia: con il passare delle ore, per effetto dei controlli accurati delle autorità sanitarie, andranno probabilmente aumentando. Per orientarci in questo nuovo scenario, senza cadere in distruttivi allarmismi, abbiamo rivolto alcune domande a Pierluigi Lopalco, epidemiologo e Professore di Igiene e Medicina Preventiva all'Università di Pisa.
Perché questi casi sembrano essere emersi tutti insieme? «Perché emergono quando li si va a cercare. Abbiamo avuto un caso sentinella, quello del 38enne di Codogno, e attorno a questo caso è stata compiuta un'indagine che ha fatto emergere altri casi. Si vedono tutti insieme perché in un giorno sono stati eseguiti oltre 250 test. Difficile però pensare che i pazienti positivi in Veneto e in Lombardia siano collegati tra loro: i contagi si verificano nello stesso periodo per il fatto che il mese scorso sono stati molti i ritorni dalla Cina all'Italia avvenuti contemporaneamente in più regioni, attraverso turismo o affari. A questo punto è passato abbastanza tempo non solo per l'incubazione del coronavirus, ma anche per una sua trasmissione non identificata nel periodo di picco dell'influenza. Diverse persone erano già ricoverate in ospedale con questi sintomi, e quando è venuto il sospetto del coronavirus, sono state testate».
Può un paziente "zero" essere negativo al test? «Può essere negativo alla ricerca del virus: potrebbe cioè aver già eliminato il virus che non viene più rilevato. Deve però essere positivo alla ricerca di anticorpi nel sangue, segno di infezione passata».
È dunque possibile la trasmissione da pazienti asintomatici? «Certamente si. Possibile il contagio poco prima che compaiano i sintomi o se si hanno sintomi molto lievi».
I tempi di incubazione possono essere più lunghi di 14 giorni? «L'incubazione di 14 giorni è già un periodo lungo. In media dura 5-6 giorni. Oltre i 14 giorni è rarissimo che si verifichi la malattia. Una incubazione più lunga potrebbe essere segno di un'infezione che si è avuta più di recente e non è stata riconosciuta».
Il virus si trasmette in gravidanza da madre a bambino?
«Dalle poche informazioni che abbiamo, sembrerebbe di no».
Perché i bambini sembrano meno colpiti, e perché gli uomini lo sembrano di più? «Il dato dei bambini è abbastanza solido, ci sono meno casi gravi: è abbastanza probabile che si infettino e che siano portatori con pochi sintomi, capaci di trasmettere facilmente il virus - come avviene già con l'influenza.
Il dato degli uomini è più complesso da spiegare, potrebbe dipendere dall'abitudine al fumo che in Cina è più frequente negli uomini, e quindi da una loro maggiore propensione a problemi polmonari, ma è soltanto un'ipotesi».
Perché la letalità sembra più alta nell'Hubei rispetto ad altre province e rispetto a fuori dalla Cina? «Siccome l'Hubei si è trovato a dover affrontare una fase più acuta dell'epidemia, medici e scienziati hanno analizzato i casi più gravi dei pazienti finiti in ospedale, che rappresentano il 20% del totale dei casi di infezione. Se si calcola la letalità (che è il numero di persone decedute sul numero totale di persone contagiate) su questo 20%, il valore è molto alto. Ma se si pensa che ci sia un iceberg sommerso molto ampio di casi meno gravi e sintomatici, la letalità scende; insomma, dipende dal denominatore. Per avere un dato di letalità attendibile si devono analizzare i casi fuori dalla Cina».
Che cosa possiamo aspettarci, in Italia e nel mondo? «Possiamo aspettarci due scenari: il primo, quello che io chiamo "del miracolo": ossia che le imponenti azioni di contenimento e sorveglianza messe in campo funzionino e che questo incendio si spenga. È possibile, ma è l'eventualità meno probabile. L'eventualità più probabile è che il coronavirus dilaghi e circoli nella popolazione: possiamo aspettarci una prima ondata di tsunami, con moltissimi casi: le strutture sanitarie devono farsi trovare preparate, liberare letti nelle terapie intensive per i pazienti più vulnerabili. Passata la prima ondata, nella prossima stagione invernale, questo virus circolerà come tanti altri virus. E non è escluso che per allora avremo una terapia antivirale».