Nell'estate 2022 è stato registrato un numero senza precedenti di casi di influenza aviaria in Europa e Regno Unito, dove tra il 2021 e il 2022 sono stati abbattuti quasi 50 milioni di pennuti malati: è quanto emerge dal resoconto pubblicato il 3 ottobre e redatto dalla European Food Safety Authority (EFSA), lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e l'EU Reference Laboratory for Avian Influenza. «È stata la stagione più difficile mai vista fino ad oggi», ha commentato Richard Griffiths, direttore del British Poultry Council.
I numeri. Nell'intera stagione 2021-2022 sono stati registrati quasi 2500 focolai nel pollame, che hanno portato all'abbattimento di 47,7 milioni di volatili negli allevamenti colpiti.
Solo tra giugno e settembre 2022 sono stati segnalati 788 casi di virus HPAI (High Pathogenic Avian Influenza, influenza aviaria ad alta patogenicità) in 17 Paesi europei e in Regno Unito, la maggior parte (710) in uccelli selvatici, il resto tra pollame (56) e volatili in cattività (22). Ciò che stupisce è che negli anni passati durante il periodo estivo erano stati registrati pochissimi casi, o addirittura nessuno: nonostante quest'estate il numero di focolai infettivi nei volatili domestici sia diminuito rispetto ai mesi precedenti, confrontato alle cifre degli anni scorsi è più che quintuplicato.
I luoghi. L'EFSA parla di una portata geografica "senza precedenti": dalle isole Svalbard in Norvegia fino al Portogallo, l'epidemia si è diffusa in 37 Paesi Europei. Nell'autunno del 2021 il virus H5N1, quello che causa l'aviaria, è arrivato per la prima volta in Nord America, causando gravi epidemie nel pollame del Canada e degli Stati Uniti e uccidendo grandi quantità di uccelli selvatici.
Migrazioni. Questo virus, nato nel 1996 in Asia e diffusosi in Europa e Africa nei primi anni 2000, colpisce soprattutto le specie selvatiche: è un problema, perché questi uccelli migrano e permettono dunque al patogeno di diffondersi e contagiare volatili di altri Paesi, rendendo il controllo dei focolai impossibile.
Rischio per l'uomo? Secondo l'ECDC in UE il rischio di contagio per l'uomo è in generale basso, mentre aumenta leggermente per chi lavora a stretto contatto con pollame o volatili di diverso tipo. Il rischio di trasmissione del virus all'uomo attraverso l'esposizione di prodotti derivati da pollame contaminato è ritenuto trascurabile.
Non è ancora finita. Secondo gli esperti, le infezioni potrebbero peggiorare con l'inverno: «Con l'inizio delle migrazioni autunnali e l'aumento del numero di uccelli selvatici che svernano in Europa, il rischio che si ammalino è maggiore rispetto agli anni scorsi, visto la persistenza del virus nel Vecchio Continente», sottolinea Guilhem de Seze (EFSA).