Ormai dalla metà degli anni '60, sulla Terra ci sono più maschi che femmine. Nel 2021, i primi superavano le seconde di 44 milioni di unità. Le cose sono però destinate a cambiare: nel 2050 maschi e femmine saranno di nuovo in parità numerica, come risultato di alcune tendenze demografiche in corso.
Più anziani e meno prolifici. Il Pew Research Center, il centro studi statunitense che tiene traccia dei fenomeni demografici, sociali ed economici, spiega che nei prossimi decenni la popolazione mondiale è destinata ad invecchiare, da un lato a causa della diminuzione della fertilità, dall'altro grazie al fatto che siamo più longevi. Dagli anni '50 al 2021 l'età mediana (ossia l'età che ripartisce la popolazione in due gruppi ugualmente numerosi, in cui una metà è più giovane di questa età e l'altra metà è più vecchia) è passata da 22 a 30 anni ed entro il 2050 avrà superato i 35 anni.
Per le bambine un inizio in salita. Che cosa c'entra tutto questo, con il sesso dei nuovi nati? Quando una grossa fetta della popolazione mondiale è giovane e si fanno quindi più figli, ci sono anche più maschi, perché al momento della nascita la percentuale di neonati maschi è tendenzialmente maggiore. Questo non tanto perché vengano concepiti più maschi (le chances al concepimento sono 50 e 50), ma perché la mortalità dei feti femmine durante la gravidanza è complessivamente maggiore.
Inoltre, in alcuni Paesi fortemente patriarcali, dove le figlie femmine sono viste come un onere e le donne discriminate, questa differenza strettamente biologica viene inasprita dalla pratica dell'aborto selettivo e dall'infanticidio delle neonate. Anche per questo odioso fenomeno, nel 2021 il rapporto tra maschi e femmine globale era di 106 nati maschi ogni 100 nate femmine. E in alcuni Paesi a medio-basso reddito, le disuguaglianze di genere rendono anche le bambine più vulnerabili, e aumentano il rischio di morte per le giovani donne, soprattutto per le complicazioni legate alla gravidanza.
Nuovi equilibri. Ma, appunto, la popolazione globale invecchia e, dopo la nascita, le femmine sono nella maggior parte dei Paesi più longeve. A causa di ragioni genetiche e di fattori comportamentali, la mortalità dei maschi è infatti più elevata. Negli ultimi tre anni, inoltre, più uomini sono deceduti a causa della CoViD-19.
In età avanzata, le donne sono quindi più degli uomini e, mano a mano che la popolazione invecchia, aumenta il numero di femmine in proporzione ai maschia.
Nel 2021, le donne rappresentavano il 56% della popolazione globale over-65 (il 59% in alcune parti del mondo, come Europa e Nord America); nel 2050 gli over-65 saranno il 54% del totale della popolazione mondiale.


Non dappertutto uguale. Il rapporto tra maschi e femmine varia molto da Paese a Paese (vedi mappa), anche per fenomeni di natura sociale o economica, come le migrazioni o le guerre. Comunque, entro il 2050 si ridurrà il numero di Stati in cui la popolazione maschile è predominante: nel 2021 erano 86, nel 2050 saranno 67 e nei decenni successivi ancora meno, anche grazie alla crescita del benessere e dell'istruzione; in India, per esempio, la forbice tra nati maschi e nate femmine, un tempo molto ampia per il fenomeno degli aborti selettivi, si sta fortunatamente riducendo grazie a campagne governative a sostegno delle bambine e al bando dei test prenatali sul sesso dei nascituri.
Queste, ad oggi, sono le tendenze in corso. Eventi come guerre, carestie, pandemie, possono intervenire in questi equilibri sbilanciando i decessi nell'una o nell'altra direzione e modificando i rapporti numerici.