«Ce n'è voluta e ancora non siamo arrivati, ma è sempre più chiaro che veramente abbiamo il primo vaccino efficace contro la malaria parassitaria dell'uomo». Con queste parole di cauto ottimismo inizia l'editoriale di Nicholas J White, della facoltà di medicina tropicale della Mahidol University di Bangkok, in Tailandia, una delle zone più colpite dalla malaria, sulle pagine del New England Journal of Medicine. Nello stesso fascicolo della prestigiosa rivista medica Nord americana viene infatti pubblicata un'anteprima parziale dei risultati della fase 3 della sperimentazione di questo vaccino contro il Plasmodium falciparum, il protozoo prevalente in Africa, nel Sud Est Asiatico, nel Pacifico e nel bacino Amazzonico.
Questo ceppo del protozoo è infatti responsabile della forma cerebrale della malaria, quella mortale, che secondo il World Malaria Report solo nel 2009 ha fatto 781 mila vittime, prevalentemente bambini e donne incinte.
La terza fase della sperimentazione del vaccino ha coinvolto oltre 15 mila bambini di due fasce di età, 6-12 settimane e 5-17 mesi di vita, seguiti per 14 mesi dopo la prima dose di vaccino. Oggi vengono pubblicati i risultati della sperimentazione sui primi 6000 bambini di 5-17 mesi e una valutazione dei primi 250 casi di malaria grave nei due gruppi di età. I numeri dimostrano che il vaccino dimezza (protezione del 55%) gli episodi di malaria, e riduce di un terzo (34,8%) i casi di malaria cerebrale: centinaia di migliaia di vite risparmiate.
Buone notizie anche per i viaggiatori. Chi non attua alcuna profilassi infatti ha un rischio di infezione del 2,4% per mese di soggiorno in Africa occidentale e dell'1,5% per mese di soggiorno in Africa orientale. In Italia ogni anno si registrano circa un migliaio di casi di malaria contratta da viaggiatori. E inoltre il protozoo sta ricomparendo anche in Europa.
Quando si è quasi alla fine della fase 3 di una sperimentazione si può ragionevolmente sperare di vedere l'alba: il vaccino viene testato su un numero ampio di soggetti ed emergono gli effetti collaterali. In questo caso sono state segnalate meningiti, che possono essere dovute appunto alla localizzazione cerebrale della malaria, e febbre acuta, che i ricercatori attribuiscono alle caratteristiche del vaccino, che scatena una forte risposta immunitaria per le sue caratteristiche, essendo costruito con una proteina frutto delle tecnologie ricombinanti, che fonde parte di una proteina del Plasmodium Falciparum, la circumsporozoita, con l'antigene di superficie dell'epatite B. «Questo vaccino protegge solo con l'immunità umorale: induce cioè la produzione di anticorpi contro la proteina circumsporozoita del Plasmodio» dice Francesco Sinigaglia, biotecnologo molecolare che per anni si è occupato di vaccino della malaria.
«Ma oggi sapiamo che la protezione, per essere efficace, deve suscitare anche quella dei linfociti T. Lo step successivo sarà quindi aggiungere a questo vaccino un'altra parte che stimoli la risposta cellulare».
Ma anche senza vaccini la malaria è in fase di ritirata: reti per i letti impregnate di insetticidi, gli insetticidi stessi e i farmaci associati all'artemisina hanno ridotto le crisi e la mortalità, per non parlare della chemioprevenzione nei bambini. Già nel 2009 la ricerca segnalava una riduzione dei casi e della mortalità dei bimbi di età inferiore a 5 anni rispettivamente del 55% e del 67% in Ruanda e del 73% e 62% in Etiopia.
Il vaccino, associato agli altri metodi, può ulteriormente ridurre i casi. Se non sorgeranno gravi intoppi nell'ultima fase della sperimentazione (i prossimi dati sarano disponibili nel 2014), l'Oms (organizzazione mondiale della sanità) spera di poter raccomandare il vaccino già a partire dai primi mesi del 2015.
Finora nessuna azienda farmaceutica aveva voluto investire seriamente nella produzione di un farmaco utile solo ai paesi più poveri del mondo. Ora la globalizzazione e il moltiplicarsi degli scambi hanno cambiato il mercato, ma i farmaci preventivi hanno effetti collaterali sgradevoli che inducono a sospendere le terapie troppo presto. Ogni anno più di 10 mila viaggiatori (di cui 1000 italiani) si ammalano di malaria di ritorno da viaggi in are malariche e circa l'1% di quelli infetti da P. falciparum muore. Un vaccino sarebbe la soluzione più sicura ed efficace. Inoltre oggi il denaro per la ricerca viene in parte fornito dalle Ong: questo vaccino è infatti frutto della ricerca della GlaxoSmithKline Biologicals, del Path Malaria Vaccine initiative e del Bill and Melinda Gates Foundation.