Siete scoordinati come pochi? Non importa. Procuratevi tre palline e allenatevi a lanciarle in aria. Cimentarsi in esercizi complessi come quelli dei giocolieri secondo uno studio britannico, rafforza le connessioni tra le diverse aree cerebrali.
Elisabetta Intini, 14 ottobre 2009
Volete un cervello più efficiente? Lasciate perdere sudoku e parole crociate, e imparate a fare i giocolieri. Non è il consiglio di un artista di strada ma quanto suggerito da un’autorevole ricerca dell’Università di Oxford.
In base allo studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, dopo alcune settimane di allenamento con palline e clavette si registrerebbe un aumento significativo della sostanza bianca, un insieme di fibre nervose che funge da "rete di connessione" tra le varie aree del cervello.
A simili conclusioni era giunta nel 2004 un’analoga ricerca tedesca, questa volta incentrata sulla materia grigia, l’insieme dei corpi cellulari dei neuroni.
A scuola dai saltimbanchi. I ricercatori hanno lavorato con due gruppi di 12 adulti ciascuno: al primo gruppo sono state impartite lezioni di giocoleria per 6 settimane, nonché 30 minuti di allenamento giornaliero nel classico numero del lancio contemporaneo di 3 palline. Al secondo non è stata insegnata nessuna attività particolare.
Prima e dopo il training, tutti i volontari sono stati sottoposti a un particolare tipo di risonanza magnetica - chiamata DTI, Diffusion Tensor Imaging - che misura la diffusione della sostanza bianca nel cervello. Dopo l’addestramento, nei 12 neo-giocolieri è stato osservato un aumento del 5% della sostanza bianca in corrispondenza del solco intraparietale, un’area del cervello responsabile della connessione tra ciò che vediamo e come ci muoviamo. Lo stesso incremento è emerso in tutti i soggetti allenati, indipendentemente dal livello di "bravura" raggiunto.
L'importante è faticare. Insomma quando si tratta di potenziare il cervello, meglio buttarsi in qualche nuova attività, anche se con modesti risultati, che esercitarsi in qualcosa che già sappiamo fare. «Questo non vuol dire che tutti debbano diventare giocolieri per migliorare il proprio cervello» ha detto Heidi Johansen-Berg, a capo dello studio. «Abbiamo scelto la giocoleria semplicemente perché è un’attività complessa da imparare da zero».
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